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Politica | 25 aprile 2016, 17:40

Per la sicurezza della Città metropolitana di Torino? Siamo Torino mette a disposizione un super Assessore

Confermando la decisa volontà di valorizzare le competenze, Siamo Torino presenta il suo candidato assessore alla sicurezza, Claudio Bertolotti, un super assessore guardando al suo curriculum

Per la sicurezza della Città metropolitana di Torino? Siamo Torino mette a disposizione un super Assessore

Chi è Claudio Bertolotti? Il suo è un nome noto nel mondo della sicurezza nazionale e internazionale ma, per chi non lo conoscesse, questa la sintesi delle sue competenze: è un professionista della sicurezza, 40 anni, una laurea e un dottorato di ricerca, è esperto internazionale di terrorismo, immigrazione, criminalità e mediazione culturale.

In qualità di rappresentante italiano presso l’“Iniziativa di difesa 5+5” del Mediterraneo, ha fatto parte dei gruppi di lavoro internazionali per la stabilità dell'area mediterranea (a partire dalla Libia), in particolare per la minaccia del terrorismo e dei fenomeni migratori verso l'Italia e l'Europa contribuendo, inoltre, alla redazione di importanti documenti ufficiali per la strategia di sicurezza – tra cui una linea guida della NATO e il concetto di ‘Nuovo Terrorismo Insurrezionale’.

Inoltre, dopo diverse esperienze nei Balcani, è stato responsabile della sicurezza della NATO a Kabul, in Afghanistan, dove ha lavorato per circa due anni. Come analista strategico collabora con importanti enti istituzionali, italiani e stranieri, e ha pubblicato numerosi tra libri, studi e articoli sul tema della sicurezza, muovendosi in molti paesi dell’area mediorientale e nord-africana. Claudio Bertolotti è un uomo da sempre in prima linea.

 

Una competenza eccessiva per un comune?

“Qualcuno ha valutato come eccessive le mie competenze in termini di sicurezza per un comune” – dice Claudio Bertolotti –, “adeguate a un livello nazionale e internazionale”. “Può sembrare vero, ma Torino è una città metropolitana in cui, proprio a livello locale, si manifestano le forme di violenza e di criminalità che richiedono un intervento diretto ed efficace… e inoltre Torino mi ha dato molto e ha contribuito a far di me l’uomo e il professionista che oggi sono; un forte senso di responsabilità e riconoscenza verso la mia città e i miei concittadini mi impongono – e lo faccio con convinzione – di dare il mio contributo e accettare la candidatura a sostegno di Guglielmo del Pero”.

 

Quali i punti fermi della sicurezza proposti da Claudio Bertolotti per SiAmo Torino -Guglielmo Del Pero Sindaco?

 

Noi puntiamo su azioni chiave e risolutive, attraverso un approccio strategico e non approssimativo e indefinito come fatto sinora.

La sicurezza è il mezzo, non l’obiettivo finale. Sicurezza significa incentivare l’economia, l’impresa, il lavoro, la cittadinanza consapevole. Non un approccio basato su un’azione repressiva fine a sé stessa e sbandierata periodicamente durante la campagna elettorale, bensì un percorso inclusivo di tutti i cittadini torinesi, “vecchi” e “nuovi”, con esplicito riferimento a chi a Torino arriva oggi, anche da molto lontano. E nessuna disponibilità verso chi decide deliberatamente di delinquere.

 

Come intendiamo impostare la nostra strategia per una #TorinoSicura?

Lo faremo attraverso la #Prevenzione poiché la sola repressione è inefficace e mancano volontà, risorse e certezza della pena; dunque puntiamo all’efficacia di un’opera preventiva che sia caratterizzata da presenza capillare e visibilità delle forze di polizia locale, ma anche attraverso il coinvolgimento dei cittadini, la mediazione e il dialogo tra le diverse realtà ed esigenze. Una strategia preventiva che si basa su tre punti cardine:

#SicurezzaPartecipata. Coinvolgeremo i cittadini dei quartieri e opereremo per includerli nel Comitato per l'ordine e la sicurezza: i cittadini vivono i quartieri e ne conoscono le necessità meglio di qualunque amministratore.

#Presenza sul territorio. Riporteremo la Polizia municipale nelle periferie abbandonate per reprimere severamente delinquenza, criminalità, vandalismo: via dagli uffici amministrativi e priorità ai cittadini. E presenza significa anche capacità: e guardando alla polizia municipale di una grande città come Torino, io penso più a un vero modello di polizia operativa che non alla figura del classico “civich”.

#Sorveglianza. Creeremo la necessaria interazione cittadino-istituzioni e tecnologia: utilizzo della videosorveglianza statica e dinamica, grazie alla tecnologia a basso costo e ad alta efficacia – ad es. con l’utilizzo dei droni (capacità di intervento immediata, mirata, sicura e a basso costo) e utilizzo di smartphone per la sicurezza del vicinato (dunque coinvolgendo ancora una volta gli stessi cittadini).

 

Questi i nostri tre pilastri strategici per la #TorinoSicura che vogliamo realizzare e che saranno sviluppati anche attraverso le iniziative di #Educazione alla sicurezza e alla responsabilità individuale (“cittadinanza consapevole”) – un approccio che intende coinvolgere i cittadini (“vecchi” e “nuovi” torinesi) e le scuole di ogni ordine e grado – e di #PartecipAzioneAttiva, ossia l’acquisizione consapevole del ruolo individuale all’interno della società: noi vogliamo liberare le potenzialità inespresse della grande Torino. 

 

Una considerazione a margine

 

La città di Torino è in testa alle classifiche tra le città travolte dalla microcriminalità, spaccio di droga, violenza, prostituzione. È inoltre una città in cui la questione immigrati non solo non è affrontata né gestita, ma è addirittura divenuto un problema sociale che l’amministrazione si rifiuta di affrontare, nascondendosi dietro a un miope e passivo buonismo da quattro.

Torino è una città insicura. Non il centro, non le aree residenziali, ma le periferie che sono state abbandonate a sé stesse.

Quel che è grave è che ciò faccia parte di un disegno razionale. Tutte le amministrazioni cittadine, questo è vero anche se non viene detto per opportunità politica, decidono a tavolino quale debba essere il quartiere che svolga la funzione di “valvola di sfogo”; un quartiere che viene consapevolmente abbandonato, regalandone la gestione a gruppi criminali, destinandolo al disordine e all’insicurezza. Questo è un fatto.

Un fatto imperdonabile è però il vuoto decisionale dell’amministrazione Fassino che ha portato ampie periferie della città, per non dire tutte, ad essere gestite dal crimine e dalla violenza. La periferia è stata abbandonata, e con essa i cittadini che nelle periferie abitano; in poche parole: il Comune ha abdicato allo specifico ruolo di amministratore.

Abbandonati nei servizi, abbandonati nel sostegno alle famiglie bisognose, a quella micro e piccola impresa che da sempre è il pilastro della vivibilità di quartiere, ora i quartieri non esistono più, perché non esiste più il senso di quartiere; negli ultimi anni Torino ha perso più di 200mila abitanti, sostituiti da flussi migratori esogeni ed eterogenei, lasciati a sé stessi senza un vero ed efficace indirizzo alla cittadinanza, non legati al territorio né alla cultura di quel territorio; sono divenuti portatori di un’altra cultura, diversa senza avere gli strumenti per ben integrarsi… e pertanto vengono percepiti come estranei, pericolosi. Una percezione che si è radicata sempre più e che ha portato a una separazione sempre più marcata tra torinesi italiani e torinesi stranieri. Noi questo problema causato dall’assenza di una soluzione vogliamo risolverla.

Noi vogliamo investire i nostri sforzi attraverso un passo necessario che parta dal basso: creare il senso del quartiere, tra “vecchi” e “nuovi” torinesi, per riportare la sicurezza nelle case, per le strade, nei giardini pubblici.

 

CS

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