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Attualità | 01 novembre 2016, 07:01

A Chivasso una casa per i senzatetto

Il Dormitorio cittadino rappresenta un'eccellenza tra i servizi sociali della provincia di Torino

A Chivasso una casa per i senzatetto

Il Dormitorio di Chivasso rappresenta un'eccellenza tra i servizi sociali della provincia di Torino. Una struttura che oggi ospita 12 persone e che, grazie anche agli operatori sociali che vi lavorano (Nicola Fichera e Salvatore Nulchis), rappresenta non un punto d’arrivo, ma di partenza o ripartenza per i senzatetto che vi si rivolgono.

Il servizio è oggi garantito fino al maggio prossimo – spiega l'assessore alle Politiche Sociali, Annalisa De Col -. All'inizio del prossimo anno prepareremo il nuovo bando di gara per la gestione. Intanto, abbiamo incassato il rinnovo dell'accordo con l'Asl To4, che si impegna a condividerne i costi di gestione”.

Per l’Asl, si tratta di un progetto che può offrire una soluzione al problema delle persone senza fissa dimora che stazionano presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Civico, mettendone anche a rischio la sicurezza. Inoltre, la collaborazione dell’Asl parte anche da un principio di prevenzione al vagabondaggio e alla possibile diffusione di malattie infettive.

Il dormitorio ha iniziato la sua attività nel mese di novembre 2015 ed è gestito dalla cooperativa “Il Cammino” di Biella (che ha vinto la gara di appalto e che ha alle spalle una grande esperienza in questo campo, dal momento che si occupa di molti dormitori del biellese) in collaborazione con la Caritas.

La struttura di via Togliatti, ospite della sede del Consorzio socio sanitario, può contenere fino a dodici persone e mette a disposizione, oltre a un letto per dormire, docce e servizi igienici. Grazie alla collaborazione dell’associazione di volontariato “Punto a Capo”, che gestisce la mensa sociale comunale, prima di recarsi presso il dormitorio gli ospiti possono passare presso la sede della “Casa di via Domani” e consumare il pasto, le cui spese sono a carico del Comune.

Tra i frequentatori si creano rapporti di sincera amicizia, legami che creano connessione umana e li rendono parte integrante di un gruppo, di una comunità.

Questa oggi è la mia famiglia - ci dice R. 56 anni, ex autista che è si è ritrovato disoccupato dopo 40 anni di lavoro, ruotando il suo avambraccio col palmo della mano rivolto verso l’alto, e indicando uno a uno tutti coloro che sono seduti attorno al tavolo della cucina -. Loro oggi, sono i miei amici e miei fratelli. Ho iniziato a lavorare nel 1970, oggi sono senza lavoro e devo dire al Comune e agli operatori che mi hanno offerto questa ancora di salvezza. A settembre potrei chiedere il sussidio, ma io non lo voglio, vorrei soltanto lavorare. Sono separato con figli, loro non sanno che vivo qui, ho detto loro che mi sta ospitando un amico”.

Giovanni, invece, di anni ne ha 61: “Facevo il fattorino alla Gamba di Chivasso. Ora sono in attesa di avere la pensione. Qui sto bene e ho diversi amici, anche se a volte arrivano persone che disturbano l’ambiente. Ma io voglio tornare a vivere in una casa mia”.

“Grazie a Dio c’è la mensa - sospira Osvaldo, 61 anni, che per una vita ha fatto il carpentiere in ferro -. La ditta è fallita e alla mia età non è stato facile ritrovare un lavoro. Finché ho potuto ho pagato le bollette, il padrone di casa è stato comprensivo ma, a un certo punto, con tutta la sua buona volontà, non ha potuto far altro che chiedermi di lasciare libero l’appartamento. Sto lottando per riuscire a trovare qualche lavoretto, anche solo part-time”.

Non possono credere che qualcuno si interessi a loro, molti non ci sono più abituati, ormai da anni, vivendo nell’ombra. I locali sono accoglienti e, principalmente, molto puliti: “E’ vero, ci sono livelli altissimi di igiene, e questo grazie a loro - dice Salvatore Nulchis, operatore di turno -. C’è un controllo assoluto, ma sono molto collaborativi, alcuni sanno cucinare, anche bene”.

E’ il caso di Silvano, 48 anni, artigiano, che aveva un negozio di pane con laboratorio di pasticceria: “Ho sempre lavorato tanto - racconta - ma due anni fa ho dovuto lasciare, a causa dei continui attacchi epilettici. Ora sto meglio e vorrei tanto rientrare nel mondo del lavoro”.

C’è però anche chi sta per rimettersi in sesto, dopo un passato piuttosto travagliato: “Grazie al Sert che mi seguiva - spiega Gianluca, 38 anni - sono riuscito a ottenere una borsa lavoro, al cimitero di San Mauro. Si tratta di quattro mesi ma spero di ottenere un contratto. Avevo iniziato a lavorare a 12 anni, nel 2011 ho perso il lavoro. Sono arrivato al Dormitorio ai primi di febbraio, prima stavo a Torino, poi in Sicilia per qualche tempo. Non mangiavo e non dormivo, ero molto depresso e mi sono lasciato con la mia compagna. E’ stata una grande scoperta, per me, questo luogo che mi sta ridando la vita e non ha eguali. Puoi lavarti , mangiare, quasi come se fossi a casa tua”.

L’incontro volge al termine, loro vorrebbero continuare a parlare, a mantenere quel contatto con quel mondo che, fortunatamente, è per loro sempre meno “esterno”.

Vogliono mostrare tutta la loro tenacia nel voler sconfiggere la povertà, consapevoli di non ricevere un atto di carità, bensì un atto di giustizia.

Flavio Giuliano

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