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Eventi | 18 febbraio 2017, 17:59

“Passaggi”, l’integrazione fatta da chi l’ha vissuta

La webserie che racconta i migranti che aiutano altri migranti a integrarsi. Le due autrici la presenteranno lunedì 20 febbraio alle 18, presso la Regione Piemonte, nell’ambito di “Exodos”

“Passaggi”, l’integrazione fatta da chi l’ha vissuta

L’integrazione è una questione centrale nella nostra epoca. Spesso se ne parla a sproposito, spesso ancora non si sa nemmeno come funzioni o la si teme senza sapere perché. Torino, da questo punto di vista, ha molto da insegnare, perché sul territorio della città esistono numerosi esempi di successo.

Le giornaliste torinesi Carolina Lucchesini e Simona Carnino hanno deciso di raccontare questo aspetto attraverso le storie di chi, l’integrazione, la vive ogni giorno. Hanno realizzato una webserie, intitolata “Passaggi”, che sarà presentata lunedì alle ore 18 nella sala stampa del Palazzo della Regione Piemonte, nell’ambito della mostra “Exodos”, dedicata alle migrazioni.

Con loro interverrà anche Monica Cerutti, assessora regionale ai Diritti e all’Immigrazione, Michele Pizzino, presidente della cooperativa CISV Solidarietà, e Edoardo Daneo, direttore del Coordinamento comuni per la pace della Provincia di Torino.

Ma ci saranno anche alcuni protagonisti delle sei storie raccontate in altrettante puntate. I protagonisti sono i migranti stessi che, una volta venuti ad abitare a Torino, o nei dintorni, hanno deciso di dedicare il proprio tempo e le proprie energie ad altri migranti che, como loro, appena giunti in città hanno bisogno di un aiuto.

Chi arriva, infatti, raramente conosce la lingua e ancor meno le leggi, i diritti, la vita delle persone che abitano il loro nuovo Paese. Hanno bisogno di essere accompagnati e istruiti, l’integrazione si fa così e, dopo qualche anno, porta i suoi bellissimi frutti.

“Volevamo raccontare le migrazioni come una risorsa, non come un’emergenza – ha spiegato Carolina Lucchesini –. Abbiamo intercettato i nuovi cittadini, persone che vivono qui da anni. Ad esempio, c’è un signore senegalese che vive in Italia da 30 anni. Del resto essere cittadini, secondo Abdullahi, un altro degli intervistati, significa prendere parte alla società”.

Ci sono storie che insegnano qualcosa anche sulla nostra realtà, come quella di Fatima. “Lei mi ha colpito molto – ha aggiunto Carolina – forse anche per vicinanza di genere. È una vittima della tratta, arrivata in Italia tramite il giro di prostituzione nigeriana. È sfuggita al racket grazie alla Piam Onlus di Asti. Oggi aiuta altre ragazze come lei a scappare dai propri sfruttatori per ricostruirsi una vita e sentirsi cittadine di questo paese”.

“Abbiamo per molti mesi – ha aggiunto Simona Carnino – da quando io e Carolina ci siamo conosciute al Dev Reporter. Siamo partite dalla storia del signore senegalese, che abita a Cervasca, in provincia di Cuneo, ed è in Italia da 30 anni, che ho conosciuto durante il mio lavoro allo SPRAR. Dopo aver ottenuto la menzione speciale al Premio Sganga ci siamo dette che il progetto andava ampliato”.

Alla prima storia, così, se ne sono aggiunte altre cinque. “Queste persone – ha continuato Simona – hanno già fatto il percorso di integrazione, quindi sanno come aiutare gli altri che arrivano. Ci sono ragazzi che hanno imparato i mestieri tipici di questa regione, soprattutto in agricoltura, e anche chi, a Torino, ha fondato la squadra del Mali al Balon Mundial. L’idea è far sì che le persone si sentano parte di qualcosa”.

Paolo Morelli

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