/ Eventi

Eventi | 24 giugno 2017, 14:40

Torino, una settimana per Giulio Regeni

Fino al 3 luglio, lo striscione “Verità per Giulio Regeni” farà il giro di tutte le circoscrizioni torinesi e sarà affisso poi in Municipio. Noury (Amnesty International): “Questa campagna terminerà soltanto quando avremo la verità”

Torino, una settimana per Giulio Regeni

Dal 25 giugno al 3 luglio Torino vivrà una settimana intensa per chiedere verità su Giulio Regeni. Le autorità egiziane non hanno ancora dato risposte e un calo di attenzione potrebbe gettare nel dimenticatoio la tragedia. Intanto il legale della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ha raccolto informazioni che accuserebbero alti ufficiali del Paese nordafricano.
Solo se l’opinione pubblica resta attenta, però, a si possono ottenere risultati. La Circoscrizione 3 di Torino ha quindi ospitato, il 23 giugno, la presentazione dell’iniziativa di Amnesty International Italia che coinvolgerà tutte le circoscrizioni della città. 

Lo striscione con la scritta “Verità per Giulio Regeni” è stato affisso all’ingresso della Circoscrizione 3, ma raggiungerà anche le altre. Insieme alla presidente, Francesca Troise, ha accolto l’iniziativa anche Francesco Daniele, coordinatore della commissione cultura. Nel frattempo è stata anche inaugurata la mostra fotografica “Stop tortura”, curata da Amnesty International.
Il 24 giugno lo striscione sarà affisso in corso Moncalieri 18 (Circoscrizione 8), sede del Circolo degli Amici del Fiume, e la sera, in occasione della fiaccolata di San Giovanni, una canoa sarà intitolata a Giulio Regeni.
Il 26 giugno arriverà nella 4, con l’inaugurazione della mostra “Manifesti storici contro la tortura”, curata da Amnesty. Il 27 giugno poi sarà nella 6, mentre il 28 arriverà nella 7, dove sarà affisso sulla facciata esterna della Piscina Colletta. 

Il 29 giugno toccherà alla 5, che sarà raggiunta anche dalla mostra “Stop tortura”, mentre la sera, alle 21, nella Sala del Consiglio (via Stradella 192), sarà proiettato il documentario “Nove giorni al Cairo” di Carlo Bonini e Giuiano Foschini.
Il giorno dopo, alle 10, lo striscione arriverà nella Circoscrizione 2, con laboratori sui diritti umani e flash mob, alle 11, invece, toccherà alla 1, dove ai Bagni Pubblici di via Dego ci sarà una nuova proiezione di “Nove giorni al Cairo” (ore 21).
Lo striscione chiuderà il suo tour in Municipio, il 3 luglio, quando sarà affisso alla presenza della sindaca Chiara Appendino e del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
“Il Comune darà visibilità perché le persone che si battono per i diritti devono avere qualcuno che le guardi”, ha commentato l’assessore alle Pari Opportunità, Marco Giusta, che poi ha citato una frase di Harvey Milk: “Se non c’è la speranza, il ‘noi’ si frantuma”. 

“Questa campagna – ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia – è segno di un impegno che terminerà soltanto quando avrà raggiunto il suo scopo. In questo momento c’è chi vuole riportare l’ambasciatore italiano in Egitto, ma se i rapporti torneranno normali prima di aver fatto chiarezza significherà avere ucciso Giulio una seconda volta”.
Per tenere alta l’attenzione serve anche un grande lavoro giornalistico, come ha ricordato Stefano Tallia, segretario dell’Associazione Stampa Subalpina, che ha aggiunto: “Nelle guerre di oggi i giornalisti, o comunque chi racconta, sono sempre più un bersaglio. Ma accadono cose simili anche in Europa, per questo l’UE deve avere la forza di stabilire parametri europei”. 

E sull’Europa sono intervenuti due europarlamentari, Elly Schlein e Brando Benifei, che hanno lanciato l’allarme sull’atteggiamento dell’Unione in merito alle migrazioni: la tendenza, infatti, è quella di fare in modo che gli stati africani o mediorientali sorveglino i confini, con conseguenti pericoli per i diritti umani. In questo rientra anche l’Egitto che, come ribadito dall’avvocato Ballerini, “è da considerare un Paese non sicuro”. Non si contano i casi di persone trattenute in aeroporto o arrestate per motivi politici, mentre i migranti egiziani che fuggono dal loro paese vengono rispediti indietro nonostante, nei fatti, sia un Paese governato da un regime militare.

“A settembre, probabilmente – ha concluso il legale – dovremo andare noi in Egitto per visionare il fascicolo che chiediamo inutilmente da tempo. Lo faremo insieme agli europarlamentari e ai giornalisti, in maniera tale che ci facciano da scudo”. L’unica arma che resta è l’attenzione, il racconto.

Paolo Morelli

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

WhatsApp Segui il canale di TorinOggi.it su WhatsApp ISCRIVITI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium