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Provincia | 25 giugno 2017, 09:53

Alessandro Petullà ed il suo cantautorato pop made in Torino

Lui è Alessandro Petullà, cresciuto a Venaria e formatosi musicalmente a Torino, un cantautore pop che sta lavorando al suo primo Ep.

Alessandro Petullà ed il suo cantautorato pop made in Torino

Da piccolo fischiettava insistentemente “Albachiara”, poi a12 anni ha iniziato a pianoforte, ma ad incantarlo era la chitarra del fratello. Queste i primi passi verso la musica dell’artista che vi fa conoscere Nuove Note. Lui è Alessandro Petullà,  cresciuto a Venaria e formatosi musicalmente a Torino, un cantautore pop che sta lavorando al suo primo Ep.

 

Come ti sei avvicinato alla musica? Ricordi il momento in cui hai pensato che volevi fare musica nella vita?


A quanto pare mi ci sono avvicinato da neonato. I miei familiari ci tengono sempre a ricordarmi che ci ho messo una vita a pronunciare le prime parole, ma riuscivo a fischiettare “Albachiara” di Vasco…anche in maniera decisamente fastidiosa, sembra! Uno dei miei fratelli maggiori suonava la chitarra a casa e non lo lasciavo mai da solo. La chitarra è sempre stata l’altra metà dei miei pensieri. Fino a 12 anni ho studiato pianoforte, ma la mia passione è sempre stata per le sei corde. Così quando le mani sono diventate abbastanza robuste sono passato all’acustica e non l’ho più lasciata. I testi anche sono arrivati abbastanza in fretta. Nel 2002 ero totalmente in fissa con “The Eminem Show” del Real Slim Shady che ho iniziato scrivendo testi hip-hop in italiano. Fortunatamente poi mi sono ravveduto, non ero per niente portato per quel genere! Ho continuato a scrivere lungo tutto il mio percorso scolastico. In realtà non mi sono mai chiesto se volessi farlo nella vita. Semplicemente passavo le ore al liceo e all’università scrivendo frasi sparse su libri e quaderni, sparse qua e là tra gli appunti. Quando, dopo il percorso di studi, sono finito a lavorare per una multinazionale, erano più le ore che passavo con le cuffie ad ascoltare dischi. Tornavo a casa e non riuscivo a dormire perché continuavo ad avere melodie in testa. La vita d’ufficio mi è sempre stata stretta, ma forse avevo bisogno di provarla per capire che volevo davvero fare musica nella vita. Credo che quello sia stato il momento in cui è davvero scattata la molla. Volevo fare qualcosa che davvero mi appassionasse. Credo che in qualsiasi cosa si faccia si debba mettere del “fuoco sacro”, e io mi accendevo e mi accendo tuttora quando apro il quadernetto.

 

Cosa ispira la scrittura dei tuoi testi e più in generale la tua musica?


Mi faccio ispirare da quello che mi circonda. Mi piace stare sempre fuori, in mezzo alle persone. Sentire i loro discorsi, cercare di entrare nella loro testa. Mi aiuta ad essere meno rigido e a farmi domande su di me. Poi ci sono gli oggetti, le sensazioni, i film, i libri, e sicuramente l’ascolto di musica, in larga parte straniera. A livello musicale nei miei brani ci sono richiami a quello che ascolto e mi emoziona di più: il folk, il pop cantautorale italiano, i Brand New (gruppo sconosciuto newyorkese), Nutini, Nutini…e Nutini, i cantautori torinesi, le riproduzioni casuali su youtube di musica chill-out spagnola.     

 

La prima esperienza musicale è stata con i Pinball&TheCarnivals, ma hai anche partecipato ad Area Sanremo. Raccontaci di queste due esperienze.


Il nome Pinball&TheCarnivals nasce solo perché era estate quando iniziammo a proporci nei locali torinesi. Abbiamo fatto qualche data insieme ma poi abbiamo preso strade diverse. Da solo sono andato ad Area Sanremo. È stato bello uscire dai confini torinesi, incontrare una quantità di artisti stratosferici, musicisti eccezionali che hanno una cura dello strumento pazzesca. Mi riferisco soprattutto a band con cui si passavano le serata a jammare. È stata una bella esperienza, forse anche perché mi ha fatto capire che non è quello il percorso artistico che voglio fare.

 

Il passaggio dal far parte di un gruppo al progetto solista come è avvenuto?


Ti parlo del processo inverso: come da cantautore solitario abbia sentito il bisogno di avere degli amici in studio e sul palco con me. Non è semplice per uno che vuole fare pop cantautorale trovare dei musicisti. Quando questo succede, e si crea un’alchimia speciale, diventa tutto più bello. I suoni che avevi in testa si espandono, le teorie che avevi vengono condivise, discusse, migliorate. Con Luca, Matteo, Ale e gli altri musicisti con cui collaboro ho un rapporto splendido e credo in realtà che la dimensione da band sia quella che ad oggi sento più sulla pelle…magari ci inventeremo anche un nome, chissà!

 

Parlaci dell’ Ep al quale stai lavorando.


Ci sto mettendo una vita! Prima di tutto c’è stata la scrematura dei brani. Poi mi sono ributtato sulle strutture, le linee melodiche e armoniche. Adesso credo di avere dei brani che sono coerenti tra loro, che raccontano qualcosa di me e di quello che mi piacerebbe condividere con gli altri. Adesso stiamo lavorando sugli arrangiamenti, su una dimensione sonora coerente con quello che vogliamo trasmettere. In questo la band è fondamentale. Poi, piano piano, finanze permettendo, andremo in studio. Non c’è fretta…nel frattempo a settembre esce il primo singolo. È in assoluto il pezzo più pop che ho, e anche la produzione lo è. E ne vado strafiero. Bisogna smettere di demonizzare il pop!  

 

La tua Torino musicale e non?


Quella non musicale. Bella, empatica, verde, universitaria, viva….almeno fino ad ora. Negli ultimi mesi qualcosa è cambiato e dispiace parecchio. Nonostante ciò non vorrei vivere in una città diversa da Torino adesso. C’è qualcosa che riesce sempre ad affascinarmi e stupirmi.

Quella musicale. Non ho vissuto gli anni migliori probabilmente, adesso non è il massimo l’attenzione verso la musica, ma da qui esce comunque roba buona, e questo è sintomo di una città che tra mille contraddizioni ha tanto da dire.

 

Dove ti esibirai prossimamente?

Allora il prossimo e ultimo appuntamento prima dell’estate è il 2 luglio per la rassegna “Concertini per Piccolini” a Torino. Suoneremo in semiacustico ma tutti compatti, stile testuggine. Poi ad agosto andremo in 3 o 4  in Liguria e Toscana a suonare per strada. Da settembre riprendiamo il giro di locali nel torinese. Poi c’è anche un’altra cosetta ma ancora non la voglio dire perché sono molto scaramantico!

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Federica Monello

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