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Nuove Note | 01 aprile 2018, 11:02

Leandro Gago: ho lasciato l’argentina e la sociologia per girare il mondo e cantare di amore e tempo che scorre

Subito la sua voce e la sua chitarra ci hanno rapito e fatto viaggiare nelle calde atmosfere latine

Leandro Gago: ho lasciato l’argentina e la sociologia per girare il mondo e cantare di amore e tempo che scorre

Abbiamo scoperto Leandro e la sua chitarra grazie ai ragazzi di Belfiore 9. Subito la sua voce e la sua chitarra ci hanno rapito e fatto viaggiare nelle calde atmosfere latine. Leandro Gago è argentino, sociologo e musicista. A 26 anni ha deciso di andare via dall’America Latina, lasciare il suo posto di lavoro all’Università per girare in mondo suonando. Dopo essere stato in Canada, Francia, Germania, Spagna, è approdato da alcuni anni in Italia e adesso vive a Torino. Più che musicista si definisce poeta, così ha iniziato il suo approccio con la musica. Tra poco uscirà il suo primo album e il libro di poesie “Fobos”.

Leandro, la musica e la chitarra, come è nato questo trinomio?

Per me c’è un’unità che è la canzone. Pensarmi come musicista è difficile. Sono una persona che fa canzoni, intese nel senso dell’unione della parola giusta con l’accordo giusto. È questo che mi piace fare, mi piace scrivere. La canzone è questo, scrivere su una musica. Per me è sempre stato così

Il tuo primo ricordo musicale?

Ricordo che quando ero piccolo avevo uno zio che suonava il bombo e io cantavo con lui. In Argentina e in tutta l’America Latina è uno strumento tradizionale. Poi ho cominciato a prendere la chitarra e a suonare insieme a lui.

Dal bombo e dalla chitarra come sei passato a far musica?

Il mio percorso con la musica è stranissimo. Ho studiato sociologia, ho fatto un master e cominciato a lavorare in questo settore come professore in Argentina. Poi mi sono reso conto che per me quello non era importante, lo era invece la musica e viaggiare. Allora ho iniziato a viaggiare, sono stato in Canada, Germania, Spagna e Italia.

Cosa hanno lasciato i vari Paesi in cui sei stato alla tua musica?

In ogni posto compongo una canzone. Qui in Italia ho scritto un brano in italiano, il primo, dopo essere stato nel Sacro Bosco di Bomarzo, che mi ha tanto ispirato.

I tuoi studi in sociologia influenzano la tua musica?

No, forse in alcuni pezzi politici. Penso che quello che mi influenza di più è la letteratura, che adoro. Infatti ho prima iniziato a scrivere e poi a fare musica.

Scrivi poesie per te o hai pubblicato qualcosa?

Sta per uscire il mio libro di poesie “Fobos”, che ha vinto in Spagna il premio “Jaraìz” al XLIX Certamen Internacional de Poesía de Valdepeñas.

Che storie racconti nelle tue canzoni?

Canto molto dei posti che visito, visto che mi piace molto viaggiare. Un altro tema importante è il tempo, attraverso il quale racconto l’amore e le storie intime.

Hai un Ep in cantiere?

Si, sto finendo di registrarlo e non appena sarà completo lo manderò in Argentina per la fase di produzione. Mi piacerebbe anche registrare tutti i pezzi che ho fatto negli ultimi dieci anni, ma questo succederà più avanti.

Una tua canzone a cui sei più legato?

“Mirlo”, che significa merlo. Lo scritta i primi mesi che ero qui in Italia, è una canzone molto intima. Parla di mia nonna, che è morta quando sono arrivato in Italia. Lei era italiana, mi ha dato la cittadinanza italiana. Il fatto che lei sia morta quando io sono arrivato qui lo interpreto come un trapasso, ha aspettato che io mettessi piede nel suolo italiano per andar via. Il pezzo parla anche di altro, dei miei primi anni italiani dopo aver lasciato la mia carriera, parla della mia crisi gigantesca di quel periodo.

News, appuntamenti, live.

Al momento no, tutto work in progress.

 

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Federica Monello

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