Sono passati pochi mesi dal disco "L'amore e la violenza", ma i Baustelle sono in quel momento di grazia creativa che ogni tanto avvolge le band musicali, che quasi non riescono a stare ferme e continuano a scrivere, suonare e pubblicare canzoni. Proprio quello che è successo con "L'amore e la violenza vol.2", uscito quasi a sorpresa per la gioia dei fans.
Ieri sera, alle Ogr, i Baustelle sono tornati a esibirsi davanti al pubblico torinese dopo l'appuntamento della scorsa estate a Collegno. E il risultato è stato pressoché lo stesso (così come la temperatura esterna). Una folla di persone, entusiaste e vogliose di ballare e cantare i brani che Francesco Bianconi e soci hanno proposto dal palco.
Il solito mix di testi decadenti e tendenzialmente pessimisti, arrangiati però con sonorità sempre molto elettroniche e incalzanti. E una strizzata d'occhio (nemmeno troppo nascosta) ai Pulp di Jarvis Cocker.
"Siamo in un posto bellissimo, non ci eravamo mai stati - ha esordito proprio Bianconi, parlando al microfono durante i primi brani della scaletta, lui che non è esattamente uno che ama comunicare col pubblico - per noi è molto bello suonare qui". E poi ha chiesto al pubblico quanti fossero innamorati, scherzando: "Tutti? Ma allora Torino è la capitale dell'amore".
E poi via, lungo un percorso che ha trovato - necessariamente - negli ultimi due dischi la riserva cui attingere a piene mani. Ma che non ha disdegnato alcuni salti nel passato anche più remoto della band, arrivando a "Gomma" o "La canzone del riformatorio". Spesso, con la voce ipnotica di Rachele Bastreghi a fare da contraltare a quella suadente di Bianconi: la vera "arma segreta" (nemmeno troppo) del gruppo toscano, che si conferma una delle cose migliori in circolazione nel panorama della musica italiana del momento.