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Economia e lavoro | 16 luglio 2018, 14:54

Il "nuovo" CSI punta a crescere di 18 milioni in 3 anni per traghettare gli enti pubblici nel futuro digitale

Il Piano strategico prevede di salire da 120 a 138 milioni entro il 2021, ma anche nuove assunzioni e turnover. La voglia è di gettarsi alle spalle il periodo buio: "Ora c'è uno spartito diverso da suonare". Che potrebbe spaziare dalla carta d'identità elettronica alla gestione dei migranti

Il "nuovo" CSI punta a crescere di 18 milioni in 3 anni per traghettare gli enti pubblici nel futuro digitale

Aumento del valore di produzione, sblocco del turnover e potenziamento della formazione per rilanciare una struttura che fino a poco tempo fa vedeva grandi nubi sopra la propria testa. Questi sono solo alcuni punti del nuovo Piano o Strategico del CSI Piemonte, che entro il 2021 punta a veder crescere il valore dei propri prodotti da 120 a 138 milioni di euro.

Computer, server, ma soprattutto dati e servizi da mettere in campo al servizio degli enti pubblici, quindi dei cittadini. Anagrafe, Sanità, ma anche altro. Per esempio, un contributo alla gesione dei flussi dei migranti.

Contestualmente, sarà avviato un turnover occupazionale che, a parità di risorse, consentirà il ricambio generazionale all'interno del Consorzio (che comprende 128 enti). Si parla di 50 giovani qualificati, che andranno ad ammortizzare pensionamenti, prepensionamenti o effetti fisiologici. Sono circa 80 le uscite previste su un totale di 1070 dipendenti complessivi. Ma si spingerà anche molto sulla formazione, con un volume di giornate annue che saliranno da 4300 a 6300.

Il semaforo verde al Piano è arrivato dall'assemblea questa mattina. "Si apre una nuova vita del CSI Piemonte - assicura Claudio Artusi, presidente del Consorzio - con un rapporto fecondo con i nostri consorziati-azionisti, che hanno necessità anche molto eterogenee tra di loro. Una eterogeneità che vogliamo far risultare in risorsa e non in fatica". 

"In questi mesi - commenta l'assessore regionale all'innovazione, Giuseppina De Santis - si è lavorato sul riposizionamento di CSI sia per il mutato contesto che per le nuove regole e leggi. Si è ripensato il ruolo e questo nuovo piano strategico compie questa operazione di riposizionamento. Sarà un lavoro che ci vedrà impegnati anche nei prossimi anni, ma sono state collocate basi solide".

L'obiettivo è quello di ampliare la platea di utenti "anche se, come Regione - precisa De Santis - non possiamo imporre nulla a nessuno. Come nella Sanità: saranno le singole Asl a dover scegliere a chi affidarsi in caso di necessità".

Un cambio di passo che deve arrivare dopo 40 anni di storia. E che vede CSI passare da consulente a partner. Non fornitore di servizi, ma vero e proprio attore della governance.

"Diventare partner - commenta Paola Pisano, assessore comunale all'innovazione - significa interpretare rischi e bisogno dell'ente pubblico con cui ci si relaziona. Si dovrà condividere una visione, anche se contraria a quella del CSI".

"Nel Comune di Torino - prosegue - mancano le competenze per effettuare scelte come quella dei prodotti tecnologici, ma anche gli aspetti legali alla digitalizzazione dei dati. E poi l'integrazione: passato e presente dovranno essere in grado di coesistere anche con scelte già fatte e non sempre tecnologicamente coerenti tra loro. Un salto che in tre anni è possibile".

Inutile negare come un anno fa il clima fosse piuttosto diverso, tra rischio privatizzazione e posti di lavoro in pericolo. "I bisogni degli enti pubblici non possono essere cambiati, mentre non è più attuale l'ipotesi di esternalizzare o di privatizzare - conclude Artusi -. Ora c'è uno spartito diverso, ma che va suonato, con qualità, efficacia, efficienza e attaccamento alla struttura. Abbiamo le risorse interne adatte per farlo".

Massimiliano Sciullo

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