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torinoggi.it | 03 novembre 2018, 13:24

L'antropomorfismo di Alessio Scalerandi tra ironia ed eros a Paratissima

L'artista concentra la sua ricerca nella cura per l'anatomia e la fisicità delle creature ritratte

L'antropomorfismo di Alessio Scalerandi tra ironia ed eros a Paratissima

Alessio Scalerandi è presente alla quattordicesima edizione di Paratissima, a Torino fino al 4 novembre. 

L'artista nasce nel 1980 a Pinerolo. Dopo studi superiori classici sceglie di seguire un percorso di formazione scientifica e consegue la laurea magistrale in Informatica con specializzazione in Realtà Virtuale e Multimedialità. In parallelo agli studi inizia a sviluppare una crescente passione per l’arte che lo porta a cimentarsi principalmente con le tecniche tradizionali, spaziando dal disegno a matita alla pittura ad olio.

Dal 2003 frequenta per alcuni anni corsi di fumetto, illustrazione, pittura e disegno dal vivo a Torino sotto la guida di Laura Frus e Cinzia Ghigliano, proseguendo poi in autonomia la sua ricerca artistica. Sul piano tecnico e stilistico si ispira da sempre ai maestri del realismo fantastico sia moderno che contemporaneo.
Attualmente partecipa a numerose comunità online dedicate all’arte e lavora come pittore e illustratore freelance. A partire dal 2012 ha esposto presso diverse location e gallerie del Piemonte, nonché a Spoleto, Berlino e Santa Ana (California).

Note dell'artista per Paratissima

"L’elemento costante dei miei lavori sono gli animali antropomorfi. Si tratta in verità di un elemento costante della mia immaginazione fin da prima che nascesse il mio interesse per l’arte.

Da bambino inventavo in continuazione storie i cui protagonisti erano animali parlanti, attingendo a piene mani da favole, fumetti, cartoni animati, videogiochi e qualsiasi altra fonte mi offrisse materia prima adatta. Questo tipo di esperienza dell’infanzia non è raro, ma è più raro che le venga permesso di svilupparsi oltre la fine dell’infanzia, attraverso l’adolescenza e l’età adulta, producendo personaggi animaleschi via via più elaborati sia nell’aspetto che nel significato. (La comunità online nota come furry fandom, alla quale devo la mia ispirazione iniziale a seguire un percorso artistico, è nata intorno a questa idea ed è tuttora un ambiente di grande interesse per come riporta gli animali al centro dell’immaginario umano.)

La mia passione per l’antropomorfismo peraltro va al di là della mia esperienza personale. L’archeologia mostra che i primi soggetti artistici dell’umanità furono animali antropomorfi e persone zoomorfe. Numerose civiltà che hanno venerato figure animalesche come dei, eroi e simboli dei più alti valori umani. All’antropomorfismo affidiamo tuttora l’intrattenimento e l’educazione morale dei nostri figli. Tuttavia nella tradizione occidentale è raro che le “arti maggiori” riconoscano una valenza positiva alle figure antropomorfe, che sono molto più spesso ridotte a simboli malefici o ridicoli. La mia ricerca artistica verte su questa lacuna, sul riscoprire il bello in questo tipo di soggetti.

Il dipinto che ho esposto a Paratissima è un buon esempio della mia produzione attuale. Come faccio spesso sono partito da uno stereotipo culturale a tema animalesco – la leggenda urbana secondo cui gli elefanti avrebbero paura dei roditori – e ho immaginato una situazione vagamente umoristica che lo stravolgesse. Qui le roditrici diventano servitrici di un’elefantessa di alto rango, in una scena ispirata all’arte orientalista ma di cui ho volutamente offuscato la collocazione temporale inserendo alcuni dettagli chiaramente moderni.

E’ facile notare in gran parte dei miei lavori, compreso questo, una marcata vena erotica che potrebbe apparire gratuita se non si considera che la sessualità è l’unica sfera in cui ci decidiamo, seppur con riluttanza, ad accettare la nostra natura animalesca, e che si tratta di una parte imprescindibile dell’identità di una persona. Pertanto un animale antropomorfo non potrebbe essere vivo e concreto se non fosse dotato di una sua sessualità.

Più in generale la cura per l’anatomia e la fisicità delle creature che ritraggo è un elemento essenziale della mia ricerca. Vogliono essere finestre su un mondo animalesco concreto e credibile, privo della negatività che trasudava dall’arte simbolista o surrealista; quando riesco a suscitare un sorriso di genuina meraviglia per uno di questi mondi possibili l’opera ha raggiunto il suo scopo".

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