Attualità - 09 dicembre 2018, 07:00

I taxisti di Torino rivendicano le loro ragioni: “Competizione? No, solo concorrenza sleale”

Fabio Montalto del sindacato USB: “Ncc, Uber, Daimler: va bene tutto, se le condizioni di partenza sono uguali. Siamo un servizio pubblico, l'utenza non è un mercato e così può diventare una giungla”

I taxisti di Torino rivendicano le loro ragioni: “Competizione? No, solo concorrenza sleale”

A Torino da qualche giorno c’è l’app Uber Taxi, che consente agli utenti di prenotare (e pagare) una corsa attraverso lo smartphone. La cooperativa Taxi Torino ha scelto come partner la piattaforma Wetaxi (sono state già richieste più di 120.000 corse). Entro la fine dell’anno il Parlamento dovrà decidere se prorogare l’emendamento “Lanzillotta”, che cancella la regola principale che si basa sulla differenza tra il servizio pubblico di piazza, quello del taxi, e il servizio di noleggio da rimessa con conducente, il cosiddetto N.C.C.

Di fronte all’aumentare della concorrenza illegittima, i taxisti torinesi legati al sindacato di base USB hanno deciso di dire la loro, rivendicando le loro ragioni e sottolineando le differenze rispetto alla concorrenza: “In questi ultimi anni, con la progressiva deregolamentazione del settore andata di pari passo con l'ingresso di società offerte da multinazionali estere, attraverso piattaforme tecnologiche, la situazione si è fortemente modificata”, ha spiegato Fabio Montalto del sindacato taxi USB. “Non vogliamo avere a che fare con una concorrenza sleale”.

“Noi difendiamo le ragioni di un servizio pubblico a tutela dell'utenza, con l'impegno di soddisfare ogni adeguamento di ricerca del servizio con le tecnologie necessarie. In 50 anni, i tassisti hanno creato e sviluppato realtà fatte di strutture che oltre a supportare le richieste del servizio, fanno contabilità, fatturazione, servizi", prosegue Montalto. "Tutto questo per mantenere le partita Iva in attività e, nel caso delle cooperativa, quasi tutti gli sforzi economici sono diretti al supporto della ricerca del servizio taxi, in quanto non abbiamo ancora ottenuto un ripristino, con adeguamento tecnologico, del servizio di chiamata diretta, di proprietà del Comune”.

“Solo a Torino – se poi si moltiplica i numeri a livello nazionale sono impressionanti, aggiunge Montalto - 1.500 tassisti partecipano con quasi 3 milioni di euro all'anno per le strutture che offrono il servizio di centralino e applicazioni o web, e per generare fatturati minimi, in rapporto ai costi, in alcuni casi fatturazioni di servizi di utenti ed alcuni rapporti con grandi aziende come clienti, e tutto questo quando genera guadagno, nel sistema di cooperativa viene reinvestito al suo interno, chiudendo il bilancio ogni anno”.

Avendo obblighi cui sottostare, dovendo accontentare sempre il cliente, impegnandosi a trasportarlo fino a 50 chilometri di distanza dall’area di partenza. “Mentre può succedere che NCC che arrivano da fuori Torino, poi restano in città a svolgere il loro servizio, invece che tornare alla base”.

“Per questo, chiediamo solo una regolamentazione chiara dell’intero settore, già esistente e senza modifiche, che stabilisca diritti e doveri per tutti, evitando invasioni di campo o situazioni di vantaggio per qualcuno a danno di altri. Creato un mercato, così come è adesso può diventare una giungla selvaggia, ma noi svolgiamo un servizio pubblico: dobbiamo viaggiare a parità di condizioni, senza che ci sia qualcuno che parte avvantaggiato”, conclude Montalto.

Massimo De Marzi

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