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Chivasso | 14 febbraio 2019, 17:56

Biometano: il Comune fa ricorso al Tar. Squillace: "Dovevano svegliarsi prima"

L'ambientalista sostiene che in tre anni nulla è stato fatto per impedire la realizzazione dell'impianto

Barbara Squillace con i membri del Comitato

Barbara Squillace con i membri del Comitato

Si è trasformata in un'odissea, che mette sotto torchio gli abitanti di Rondissone da ben tre anni. Eppure sarebbe bastato intervenire prima, quando il problema si è posto.

Può essere riassunto così il pensiero di Barbara Squillace, ambientalista di Rondissone, portavoce del Comitato No Biogas. Dopo il sì arrivato dalla Città Metropolitana alla realizzazione di un impianto a biometano per la produzione di energia e compost ed il successivo ricorso al Tar da parte dell'amministrazione comunale del sindaco Miriam De Ros non può non dire "noi l'avevamo detto".

L'amministrazione comunale ha infatti deciso di pronunciare il proprio parere negativo all'impianto voluto dall'azienda chivassese Ferplant solo dopo 3 anni dalla prima presentazione del progetto. "E adesso che poco o nulla si può fare hanno deciso di andare per vie legali".

"Sono anni che io ed il comitato ambientalista cerchiamo di far capire i pericoli che la costruzione di un impianto di questo tipo potrebbe causare all'intero paese - tuona Squillace -. A partire dal rischio incendio, all'inquinamento delle falde acquifere fino alla puzza che a lungo andare potrebbe causare delle problematiche alla salute dei soggetti più deboli". Ma non è solo questo. "Ferplant vuole costruire il biometano in una zona industriale che si trova a soli 400 metri dalle abitazioni, quando la distanza minima dovrebbe essere almeno di mezzo chilometro. Inoltre, a pochi metri si trova il Centro Giovani, unico punto di ritrovo dei nostri ragazzi". Per non parlare poi delle case del 2001, realizzate in piena zona industriale. "Nessuno, nella progettazione, ha tenuto conto di quelle case, perchè sulle carte non compaiono, trovandosi in una zona non residenziale. La gente del posto piange da tre anni all'idea di vedersi costruire una roba del genere davanti casa, è inorridita, ha paura del proprio futuro. Non è giusto che debbano pagare perchè nessuno ha mai regolarizzato quelle abitazioni". Eppure il comitato si è sempre battuto affinchè Città Metropolitana ne tenesse conto. Addirittura i sindaci di Torrazza, Verolengo, Mazzè e Chivasso avevano espresso la loro contrarietà fin dall'inizio. "Invece hanno autorizzato la costruzione - sostiene l'ambientalista -. Marco Marocco, che doveva dire l'ultima parola se n'è lavato le mani, delegando la decisione ad un'altra persona, non ha letto nemmeno i documenti". Secondo l'ambientalista anche il Comune poteva e doveva fare di più. "E' inutile che adesso vengano a dire che fanno ricorso, che hanno coinvolto anche i sindaci dei paesi limitrofi, perchè a pagare saranno sempre i cittadini. Hanno detto di aver messo dei soldi a bilancio per pagare il ricorso e questo ricadrà su tutta la comunità. E' normale che un Comune in deficit si possa permettere di fare azioni del genere? Non bastava semplicemente svegliarsi ed agire prima? Non sarà che si avvicinano le elezioni comunale e devono far vedere tutti quanto sono buoni e bravi?".

a.g.

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