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Economia e lavoro | 03 marzo 2019, 12:08

Profilmec, il "signore dei tubi" torinese chiude il 2018 a quota 300 milioni di fatturato

Numeri positivi per l'azienda fondata da Giuseppe Bottanelli, tipico uomo che si è fatto da solo e che prosegue a interpretare un ruolo da leader nel comparto dell'acciaio. "Tutto cominciò con quella chiamata della Fiat dell'Avvocato"

Profilmec, il "signore dei tubi" torinese chiude il 2018 a quota 300 milioni di fatturato

Il 2018, per "il signore dei tubi in acciaio", si chiude a quota 300 milioni di euro. E' il fatturato realizzato nell'anno appena trascorso da Giuseppe Bottanelli, attraverso la sua Profilmec Group, azienda che continua a essere leader nella produzione strumenti profilati a livello nazionale e internazionale.

E lo dimostra una distribuzione del giro d'affari che limita l'Italia al 41%, mentre il resto (59%) supera i confini nazionali. Gli altri numeri che aiutano a descrivere Profilmec sono i 500 dipendenti, gli 8 stabilimenti e una rete commerciale che raggiunge tutto il territorio europeo e le sponde del Mediterraneo.

Classe 1937, Giuseppe Bottanelli è stato battezzato il “Marcegaglia di Capo di Ponte”, perché è nato proprio in questo paese del bresciano, in Val Camonica, proprio le terre da cui proviene la civiltà dei Camuni. La sua storia è quella di un uomo che “si è fatto da se”, di un self made man all’italiana: fattorino, venditore di libri, importatore di cotone dall’America, costruttore di barche, driver in importanti gare automobilistiche, pilota di elicotteri, fondatore di società di trasporti (aereo e su gomma).

La sua attività imprenditoriale ha inizio quando suo padre Giovanni, aiutato dal fratello Antonio, acquistò un paio di camion balilla a gasogeno e fondò la ditta di trasporti Fratelli Bottanelli. L’avventura del ferro iniziò in un garage di Corso Roma a Moncalieri, alla periferia di Torino, dove spesso la troncatrice volante della prima profilatrice si bloccava e il tubo continuava ad uscire alla velocità di 20 metri al minuto, e uno degli operai doveva metterselo in spalla e trasferirsi in strada perché all’interno non c’era lo spazio, mentre un altro provvedeva a fermare il traffico.

Nel 1996 Bottanelli è uscito allo scoperto, rilevando per 10 miliardi di lire il 4% dell'ex azienda Falck di Vobarno. Il periodo è quello delle grandi dinastie italiane rappresentate dagli Agnelli e dai Pirelli, e il patron di Profilmec fu chiamato dalla Fiat per realizzare i paraurti della 500, auto-icona che motorizzò l’Italia.

«Fu a quel punto che mi resi conto di essere arrivato. Illudendomi che a Torino, in quel periodo, oltre all'Avvocato esistesse pure il Geometra, in realtà una bugia grossa come una casa, ma non posso negare che il solo pensarlo mi faceva un gran piacere. In ogni caso qualcosa di buono ritengo di averlo fatto. Per gli operai, per le loro famiglie, per i loro figli...», confida Bottanelli.

I suoi profilati e i tubi in acciaio vengono oggi utilizzati per numerose applicazioni, spaziando dall’automotive all’industria del ciclo e motociclo, alla fabbricazione di mobili per arredamento e giardino, di articoli per campeggio, infanzia, giocattoli, casalinghi, alla produzione di radiatori e applicazioni per l’edilizia e in ogni settore industriale attinente alla realizzazione di prodotti affini.

«Il mio settore merceologico deve prendere atto che Profilmec Group è una struttura che ogni giorno chiede a tutti i suoi dipendenti di essere all’altezza delle sfide del mercato globale per rendere sempre più grande il marchio Made in Italy. La magia della trasversalità dell’acciaio, in un contesto di reciproco scambio di informazioni con i potenziali clienti, è un’arma vincente che, abbinata ad un aumento sensibile del valore del marchio, diventa la chiave per essere i protagonisti della globalizzazione. Queste sono le leve che utilizzeremo per il raddoppio del fatturato».

Massimiliano Sciullo

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