Saranno oltre 150 i siti, in genere chiusi al pubblico, che nel weekend dell’8 e 9 giugno apriranno le porte a cittadini e visitatori; e la metà sono case private, disponibili ad accogliere un vivace viavai di persone tra gioielli architettonici e geniali soluzioni abitative. È la magia di Open House, evento nato negli anni ‘90 a Londra e alla sua terza edizione a Torino, che vanta un successo crescente – 18 mila partecipanti nel 2018 – posizionandosi come miglior esordio di sempre, dopo le esperienze apripista di Roma e Milano.
Quest’anno la manifestazione sarà ancora più capillare, coinvolgendo maggiormente anche le zone periferiche della città, da Mirafiori a Barriera di Milano, e il perimetro collinare. Palazzo storici e contemporanei, giardini, appartamenti e loft, ville da sogno, housing sociale: un’offerta incredibilmente variegata, capace di stupire e coinvolgere qualsiasi osservatore, dal più curioso al massimo esperto.
“Ci dà molta soddisfazione riscontrare come un evento creato di recente sia già così partecipato”, commenta il presidente di Open House Torino Luca Ballarino. “Vorremmo renderlo il più grande appuntamento dedicato all’architettura in Italia, e abbiamo i numeri per farlo. Qui la condivisione è molto sentita, i torinesi sono orgogliosi della propria città, se ne interessano, godono di una manifestazione che ne celebri la bellezza. D’altro canto, crediamo fortemente nel potere attrattivo di Torino e in un nuovo tipo di turismo legato all’architettura”.
“Il fatto che circa il 50% dei luoghi in programma siano abitazioni private – aggiunge – contribuisce a sfatare il mito del torinese chiuso e riservato. I proprietari sono entusiasti e trasmettono a tutti un messaggio importante: aprire le porte di casa propria per vincere la diffidenza”.
Circa la metà dei siti selezionati sarà accessibile al pubblico per la prima volta. Tra i capolavori architettonici, spiccano la Palazzina Marone Cinzano, sede dell’Unione Industriale, e Villa Sassi. Esordio anche per QuadraTO, antico convento di Sant’Agostino nel Quadrilatero Romano, i nuovi loft di EDIT, il Consolato del Vietnam e l’albergo del Lingotto Double Tree Hilton. In precollina debuttano il DustMuseum, con la collezione di oggetti e immagini dell’artista Piero Livio, e il convitto Principessa Felicita di Savoia. Particolarmente suggestivo, poi, sarà il tuffo nella storia con l’apertura dei resti del Cisternone, antico pozzo della Cittadella.
Tra gli oltre 50 appartamenti privati, il “C’era una volta” ottocentesco di San Salvario, “Rooms with a view”, in piazza Carignano, i loft nell’ex area Paracchi GFT e Ceat, le Ville Derossi in collina e Casa Duchessa in corso Regio Parco.
Numerosi anche i grandi ritorni, edifici già protagonisti delle passate edizioni che nuovamente si aprono al pubblico, come il Grattacielo Intesa Sanpaolo, Palazzo Chiablese, Casa Hollywood, Bernini 2, il Centro La Salle.
Ma saranno protagonisti anche tutti quei giardini e parchi sorti al posto di siti industriali, come il Peccei e il Mennea, o il Colonnetti, ex aeroporto. Sarà affascinante ricostruirne la storia e i cambiamenti attraversati nel tempo, guidati dagli stessi progettisti e dalle squadre di appassionati volontari – circa 500 quelli coinvolti in questa edizione.
L’ingresso a undici dei siti in programma è limitato (Nuvola Lavazza, Palazzo Novecento, Ville Derossi, Above/Below Inside/Outside, Vill Nuytz Antonelli Mosso, Passive House, Casa Y, Clinica Fornaca, Campanile di Santa Zita). Per informazioni e registrazioni, visitare il sito: www.openhousetorino.it.
La prossima edizione di Open House Torino si terrà il 13 e 14 giugno 2020.