Attualità - 20 giugno 2019, 12:08

Sarri: “La Juve mi ha convinto subito, non ho tradito Napoli con questa scelta”

Presentato il nuovo allenatore bianconero: “Sbagliai a fare il dito medio. Raccolgo una eredità pesante, dopo 5 anni straordinari di Allegri. Obiettivo è vincere e convincere, per fugare lo scetticismo che mi circonda. In Italia è un dovere, in Europa è un sogno, vista la concorrenza”. Paratici: “Sarri la migliore scelta possibile”

Sarri: “La Juve mi ha convinto subito, non ho tradito Napoli con questa scelta”

Arriva vestito di tutto punto, in giacca a cravatta. Maurizio Sarri si è impadronito subito dello stile Juve (“anche se io non lo conosco e non ho visto tutta questa differenza di etichetta”) nella sua prima uscita da allenatore bianconero. Il grande rivale è diventato il tecnico della Vecchia Signora, predendo il posto di Allegri.

Si è immancabilmente parlato di quel dito medio fatto ad alcuni tifosi bianconeri: “Dovevo non reagire, è stato un mio errore, una scelta sbagliata, ma dopo essermi sentito dire di tutto, insulti razzisti, terrone di merda e altro, ho perso la testa”. Ma questo è il passato, il presente e il futuro, per i prossimi tre anni, si chiamano Juventus. Nella affollatissima conferenza stampa dell'Allianz Stadium ha esordito il ds Paratici: “Noi avevamo le idee chiare fin dall’inizio, ma c’erano tante cose da sistemare, tra due grandi società. Tra grandi club bisogna rispettare tempi e modalità”, prima di ringraziare Marina Granovskaia (braccio destro di Abramovich, ndr). Poi Sarri dice che la sua scelta “non penso che sia rivoluzionaria. Io al Napoli ho dato tutto, poi dopo tre anni è cambiato qualcosa, forse anche per colpa mia, è arrivato Ancelotti e io sono andato via. Ho avuto offerte, ma ho preferito andare all’estero, per non andare subito in un’altra squadra italiana".

"In Premier League ho vissuto una esperienza bellissima, ma poi nel corso dell’anno ho sentito il bisogno di tornare in Italia. E me lo ha permesso la Juve, la più gloriosa società italiana. Penso di aver rispettato tutti, ma nell’ultimo anno ho rispettato soprattutto la mia professionalità, scegliendo una società come la Juve. Mai vista una società così determinata nella mia carriera, di tutta una dirigenza compatta nell’andare verso un allenatore, per l’atteggiamento di convinzione e compattezza che hanno dimostrato”.

“Il nostro gioco oggi fa più fatica a decollare, perché in Inghilterra si rischia di più, i risultati non sono così importanti da ottenere subito. Ma è tornato Conte, uno bravissimo come Giampaolo è andato al Milan, è venuto in Italia Fonseca, c’è De Zerbi, c’è una serie di allenatori tutti molto bravi”, prosegue Sarri. Poi sul sogno Champions dichiara: “Il risultato non è dovuto, ogni mattina mi devo alzare sapendo di dover vincere, perché la Juve è la favorita in Italia e in Europa vuole vincere. Ma in Champions ci sono otto-nove squadre con la sua forza e un risultato diverso deve essere accettato, l’obiettivo da centrare ha un coefficiente di difficoltà mostruoso”.

“Bisogna avere le idee chiare su quali sono i due-tre giocatori che possono farci fare la differenza, quindi prima devo capire le loro disponibilità, il modulo che avevo al Chelsea era diverso rispetto a quello che usavo al Napoli, avendo uno come Hazard. Certi giocatori bisogna accompagnarli per ottenere il meglio”.

“Non passo dai dilettanti alla Juve", sottolinea, "ho fatto un percorso lungo, mi fa piacere essere qui alla guida della società più importante d’Italia, ma vengo qui dal Chelsea, che è un altro grande club. L’emozione è forte, ma se fosse stata così forte sarei morto d’infarto già anni fa”, scherza. Poi sul fatto di allenare Ronaldo: “Da giocatori molto forti del Chelsea arrivo a guidare un top mondiale. Spero di aiutarlo a battere qualche altro record della sua fantastica carriera”. Sul suo passato al Napoli fatto di polemiche anche contro la Juve, replica: “Penso di aver vissuto tre anni lì avendo come primo pensiero di sconfiggere la Juve, il mio dovere morale e professionale era di trovare tutte le motivazioni possibili per battere la Juve. Lo rifarei, l’ho fatto con metodi forse anche sbagliati, ma si tratta di una avversità sportiva, che adesso è finita. Oggi sono qui e la mia professionalità la metterò al servizio della Juve”.

Gli chiedono se si sente traditore: “Certi giocatori fanno dichiarazioni anche per tenere buoni rapporti con quell’ambiente. Poi in privato è un’altra cosa, ma non voglio andare oltre”, circa alcuni messaggi di ex calciatori partenopei. “Io ho dato e darò sempre il 110% per le maglie che indosso e sarà lo stesso qui, basta romanzare su queste cose. Io ho rispettato sempre tutti”. Paratici ribadisce che “alla Juve conta sempre vincere, ma non c’è un brevetto sul come riuscirci, altrimenti varrebbe miliardi. Avevamo l’idea che si fosse affievolito un certo rapporto tra la guida tecnica, i giocatori e l’ambiente, non hanno inciso certo i risultati”.

Sarri fa notare di “aver trovato un gruppo forte e affiatato”, gli domandano su come si senta, circondato da un po’ di scetticismo: “Ci sono abituato, era successo già a Empoli, a Napoli, col Chelsea. Ci può stare, poi bisogna vincere e convincere, non ci sono altre strade”. Su Dybala e Ronaldo sta sul generico: “Io sul vincere posso dire poco, perché ho vinto poco in carriera. Se una squadra si diverte e diverte, tutto questo diventa benzina per arrivare ai risultati. La storia ci dice che hanno vinto allenatori e squadre con caratteristiche e filosofie opposte, non c’è una ricetta sola, l’importante è restare fedeli alle proprie idee. Si possono coniugare risultati e bel gioco”. E su quelle dichiarazioni fatte circa l'andare a prendere il potere Sarri dice: “Volevo arrivare a vincere lo scudetto, in quel momento rappresentavo una città che sognava un obiettivo che mancava da 30 anni, siamo stati in ballo fino a dieci giorni dalla fine del campionato". E poi l'annosa questione tuta o giacca in panchina? "Io preferirei non andare in divisa sociale, ma sarà argomento di confronto, l’importante è che a questa età poi non mi mandino nudo”, dice, scatenando le risate dei presenti.

Pensando al prossimo Napoli-Juve, Sarri dice: “Basta cori razzisti, c’è una differenza e una inferiorità rispetto agli altri paesi europei. Lo potevo subire di più a Napoli, ma la mia idea di fondo è la stessa, in certi casi bisogna sospendere le partite. Se uscendo dal San Paolo sarò fischiato, vorrà dire che si è trattato di una manifestazione di affetto. E comunque vada io resterò legato a quei tifosi. Io lì ho fatto tutto quello che potevo fare, dal punto di vista umano e professionale, il mio coinvolgimento emotivo era forte, poi come tutte le storie finiscono. Ma se ora mi si presenta la necessità di rientrare in Italia, se l’opportunità me la concede la più importante società italiana, devo privilegiare la mia professionalità. Poi se la tiriamo all’infinito sulla vicenda del Napoli non se ne esce più”.

Sul fatto che possa andare a trovare Ronaldo, che sarebbe una cosa irrituale, dichiara: “L’età mi insegna che bisogna andare a condividere con quei due-tre giocatori più importanti e incidenti sui risultati. Mi sembra un percorso normale, ne parleremo con Fabio (Paratici, ndr), dopo aver fatto le nostre valutazioni”.

Paratici rivendica la decisione: “Abbiamo scelto Sarri perché pensiamo che in questo momento sia il miglior allenatore per la Juve, come lo era cinque anni fa Allegri e prima di lui Conte”.

Sarri sul suo approccio con la Juve dice testuale: “Di trattative nella mia carriera ne ho fatte tante, ma o io mi sto rincoglionendo oppure loro mi hanno subito aiutato a creare un gran feelling, mi hanno convinto immedatamente. E’ stato facile scegliere la Juve”.

“Ronaldo, Dybala, Douglas Costa, che è un potenziale top player inesploso, possono essere quelli più talentuosi, che possono fare la differenza”. Poi gli viene chiesto di Higuain: “Il Pipita è uno speciale, sapete che rapporto ho sempre avuto, ma dipende da lui. Ha avuto un trauma dopo l’uscita dalla Juve”, circa un possibile ritorno del bomber argentino a Torino. “Parlerò con Fabio, ci confronteremo sui nomi, ma soprattutto sulle caratteristiche, ma lui conosce meglio di me i giocatori”.

Sul suo predecessore Sarri dichiara: “Allegri lascia un’eredità pesante, ha fatto risultati straordinari, vorrei che questa Juve riuscisse anche in dieci minuti a cambiare il corso di una partita, anche quando è in difficoltà, cosa che alle mie squadre non è quasi mai riuscito”. Poi, sul sarrismo, dice: “Dicono che adesso si trova anche sulla Treccani... Io sono sempre stato questo. Sono molto diretto, forse anche troppo. Spero di non aver cambiato i concetti di fondo che ho sempre avuto”. Poi dichiara di non aver sentito De Laurentiis (“lo ringrazierò sempre per avermi scelto a guidare il Napoli, poi le divergenze che ci sono state sono figlie di caratteri forti”) e di non aver ancora sentito Allegri: “Spero di farlo nelle prossime settimane, ma sarà magari solo per fare un cazzeggio”.

"Vincere di più sarà quasi impossibile, ma non è vero che io sia integralista. Spero di riuscire a vincere e a divertire tutti", ha concluso Sarri, che ha fatto intendere che Pjanic sarà il fulcro del gioco della Juve ("vorrei che dai suoi piedi passassero 150 palloni a partita"). Mentre Paratici ha parlato di Rabiot e Pogba, prendendola alla lontana: "Il primo è un talento, siamo in corsa anche noi, l'altro è un giocatore al quale siamo molto legati, al momento è un giocatore del Manchester United". Al momento, chissà ad agosto...

Dopo la conferenza, il neo allenatore juventino ha ricevuto anche gli auguri a distanza della sindaca di Torino, la tifosa bianconera Chiara Appendino: "A Sarri - ha detto - i miei auguri di buon lavoro".

Massimo De Marzi

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