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torinoggi.it | 25 giugno 2019, 09:57

Brachetto d'Acqui Docg, la denuncia di Coldiretti Piemonte: "Basta spremere solo i viticoltori"

Le bottiglie di Brachetto d’Acqui Docg sono sempre meno, Coldiretti: "Servono urgentemente strategie chiare e concrete per rilanciare il comparto"

Brachetto d'Acqui Docg, la denuncia di Coldiretti Piemonte: "Basta spremere solo i viticoltori"

Continuano le criticità per il mercato del Brachetto d’Acqui Docg che, già lo scorso anno, aveva fatto registrare un calo con 460.000 bottiglie in meno vendute. Dal 2011 il numero di bottiglie vendute è passato da 5.300.000 a 3.800.000. 

“Sicuramente il calo è dovuto ad un quadro generale che vede meno propensione al consumo dei vini dolci, ma non possiamo nasconderci solo dietro a questo - spiega Marco Reggio presidente di Coldiretti Asti con delega regionale al settore vitivinicolo -.   In Piemonte si coltivano circa 1000 ettari di Brachetto: che cosa ha fatto fino ad ora il Consorzio per rilanciare il prodotto? Oltretutto, non dimentichiamoci dell’Acqui Docg Rosé, un prodotto dalle grandi potenzialità, visto che questa tipologia di vini ultimamente sta incontrando il gusto dei consumatori, e per il quale sarebbe auspicabile una specifica strategia di lancio proprio per farlo spiccare in un momento così favorevole”.

“Il budget previsto di 500 mila Euro non può certamente coprire una completa e duratura programmazione pubblicitaria studiata nei minimi dettagli e diversificata in base ai vari canali media da utilizzare - evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. Ad essere spremuti sono sempre e solo, ancora una volta, i viticoltori ai quali viene chiesto di finanziare il piano promozionale cosa, appunto, che il Consorzio si è già permesso di fare in passato. Perché non viene coinvolta anche l’industria nell’erogazione di risorse economiche, essendo, oltretutto, l’anello finale più a contatto, poi, con la GDO? Continuiamo a ribadire l’urgenza di mettere in atto un progetto concreto e dei programmi ben chiari per valorizzare questa Docg anche oltre i confini nazionali e per supportare quelle aziende che, oltretutto, hanno investito risorse, in questi anni, in modo autonomo al fine di cercare nuovi sbocchi e promozionare un prodotto di elevata qualità che identifica un territorio ricco di storia. 

Solo una visione d’insieme lungimirante può portare ad una inversione di tendenza, necessaria per riposizionare questa Docg e darle ancora un futuro sul mercato”. 

Comunicato Stampa

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