Economia e lavoro - 11 luglio 2019, 19:19

Ciao Salone, l'ira del tessuto economico torinese: "Amministrazione allo sbando"

Banchieri: "Non è certo colpa del destino cinico e baro, qui si vuole il male di questa città". Borio: "Chi ha spinto per questo epilogo, invocando anche grandinate, ora dimostri di avere una proposta alternativa". Coppa: "Sconcertante, qui chi viene a investire viene trattato come un rompiscatole. Cosa potevamo aspettarci? Siamo allibiti". Gallina: "La maggioranza ha posizioni sciagurate". Alberto: "Una situazione deprimente, perdiamo anche quello che già abbiamo di buono"

Ciao Salone, l'ira del tessuto economico torinese: "Amministrazione allo sbando"

Il rombo dei motori del Salone dell'auto che si allontanano, direzione Milano, non hanno impiegato molto tempo a scatenare il malumore degli operatori economici di Torino.

A cominciare dai commercianti, come sottolinea Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Torino: "Un altro pezzo di Torino se n'è andato e non certo per colpa del destino cinico e baro. Il trasferimento del Salone dell'automobile ha Milano ha un colpevole preciso: il solito da qualche anno, un'amministrazione allo sbando che evidentemente vuole male a questa città".

"D'altra parte - prosegue Banchieri - che dire di un vicesindaco che si augura la grandine su una iniziativa economica della città che governa (si fa per dire)? La misura è colma. È venuto il momento che le forze economiche e sociali danneggiate da questa politica fatta di ideologia pauperistica e di odio per il lavoro e l'impresa dicano basta a questa deriva inarrestabile".

"La scelta del Salone dell’Auto di abbandonare Torino suona come una punizione rispetto alle politiche contrarie al trasporto privato della Giunta Appendino", commenta invece Dino De Santis di Confartgianato. "Giustamente una città che si accanisce contro chi usa l’auto per lavoro, persegue i deliri della decrescita felice immaginando piste ciclabili per tutti e fa passare una flotta di bus vetusti per mobilità sostenibile, non ha alcun titolo per ospitare una kermesse internazionale dedicata all’auto. Purtroppo la Sindaca Appendino anche in questo caso, come sulla Tav e sulle Olimpiadi, si conferma ostaggio del partito del No tutto. Non solo non si intravvede nessuna idea strategica su Torino ma questa Giunta sta portando la città in una situazione di non ritorno. L’industria dell’automotive con il suo indotto riveste una fondamentale importanza anche per gli artigiani, e perdere una vetrina di grande rilevanza capace di attirare 700mila visitatori rappresenta un ulteriore grave colpo al mondo produttivo torinese".

E critico è anche Fabio Borio, presidente di Federalberghi, che già nelle passate settimane non aveva risparmiato critiche sul coordinamento degli eventi cittadini. “E’ incredibile essere ancora una volta riusciti a perdere un evento che portava prestigio alla città in favore di Milano. Oggi ha vinto chi ha provato in tutti i modi a sabotare il Salone fino ad aprire uno scontro all’interno della stessa maggioranza in Consiglio comunale. Ha perso invece la città, due volte, perché il Salone dell’Auto non solo si era dimostrato una manifestazione in grado di richiamare i visitatori a Torino, ma era una proposta adatta a promuovere la città in Italia e a livello internazionale". "Ci auguriamo - conclude Borio - che ora chi ha spinto per questo epilogo, invocando vergognosamente addirittura una grandinata, dimostri la sua abilità nel presentare una proposta alternativa in grado di incrementare l’attrattiva turistica di Torino".

E a chiudere il cerchio del mondo del commercio e dei servizi è Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino, letteralmente senza parole. "Sono sconcertata. Leggendo le notizie uscite in precedenza pensavo si fosse solo calcata un po' troppo la mano, ma mai sarei arrivata a pensare che potesse davvero succedere che il Salone dell'auto abbandonasse Torino. Continuano ad arrivarmi messaggi di sconcerto da imprenditori e nostri presidenti - prosegue Coppa - questa città non può continuare a perdere altre cose. Siamo allibiti".

La spiegazione che si danno i commercianti torinesi sembra essere solo una: "Milano evidentemente ha garantito un clima più favorevole all'organizzazione di un evento di questa portata. Mentre qui da noi, chi viene a investire e portare una spinta, viene ancora visto come uno che dà fastidio e che disturba".

Senza parole anche Dario Gallina, presidente dell'Unione Industriale di Torino. La notizia gli ha cancellato dal viso e dall'umore quel sorriso che stamattina l'inaugurazione di Mirafiori per la linea della 500 elettrica aveva regalato. "Proprio nella giornata in cui è stata celebrata Torino Città dell’auto, con i bellissimi festeggiamenti per gli 80 anni di Mirafiori e la nuova linea di montaggio per la Fiat 500 elettrica, la notizia del trasferimento del Salone dell’Auto a Milano mi lascia sconcertato e molto amareggiato". "Stiamo perdendo l’ennesima opportunità - prosegue il numero uno degli industriali torinesi -: le polemiche e le sciagurate posizioni di questa maggioranza non fanno che allontanare tutti gli eventi dalla nostra Città, lasciandoci in eredità una Torino sempre più isolata e meno attrattiva".

"Spero che la Sindaca, che solo questa mattina confermava il ruolo strategico di tutta la nostra filiera automotive - conclude Gallina - prenda una posizione netta e faccia di tutto per porre rimedio a questa situazione, mantenendo a Torino un Salone che appartiene al suo dna".

E Corrado Alberto, presidente di Api Torino, rincara la dose: "Invece di migliorare le cose che abbiamo e che funzionano, creando internazionalizzazione e una ribalta per la città, facciamo la figura di quelli che non sanno mantenere quello che hanno in casa. E' deprimente. Un altro mattone tolto dal muro. Rischiamo di rimanere in braghe di tela e non si capisce chi sia in balia di chi e che senso abbia tutto questo". "Se c'è qualcuno che ha pensato di andare in consiglio comunale per fare il male della città ha un'idea così lontana dal benessere della collettività che forse devono confrontarsi e prendere decisioni adulte. Così si scimmiotta la politica nazionale, ma non si fa il bene della città", conclude.

Critica anche, dal mondo sindacale, la Cgil torinese. "Lo spostamento del Salone dell'Auto da Torino a Milano dal 2020, a pochi giorni dalla chiusura dell'edizione di quest'anno, è davvero una notizia negativa, che sembra certificare la marginalità dell'area torinese e le difficoltà nel mantenere un ruolo significativo nel campo dell'automotive". Una notizia che segue di poche ore la presentazione della linea di Fca per la 500 elettrica. "Già le incertezza per il futuro industriale di Torino non mancano, sul versante produttivo, nonostante la 500 elettrica che sarà sul mercato dal prossimo anno ma con tutti gli altri modelli in caduta libera: se a questo però si accompagna un'azione politica e istituzionale assente, o comunque inadeguata a tutti i livelli, il quadro non può che complicarsi".

“Un’altra Eccellenza Storica abbandona Torino. Quale futuro ci attende, se si continua così?” – si chiede invece il segretario generale regionale e provinciale dell'UGL, Armando Murella.

Massimiliano Sciullo

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