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Eventi | 14 febbraio 2020, 18:35

Gianduja prenderà le chiavi di Pinerolo con 10 Giacomette al fianco nel segno della condivisione

Domani il tradizionale arrivo in stazione: «È bello che la coppia sia diventata gruppo»

Gianduja prenderà le chiavi di Pinerolo con 10 Giacomette al fianco nel segno della condivisione

«Ho lanciato l’appello per trovare più Giacomette perché volevo fare provare le emozioni che ho provato io ad altre persone, nel segno della condivisione: ed è bello che la coppia di maschere sia diventata un gruppo». Il Gianduja pinerolese Davide Gozzi racconta così la sua scelta di coinvolgere 10 Giacomette, dagli 8 ai 70 anni, in questa edizione del Carnevale. «Il gruppo fa tutto, offre idee nuove, stimoli, ma anche sostegno reciproco» sottolinea con entusiasmo.

Domani, sabato 15, Davide, la nipote Giada Gozzi, la moglie Monica Primo, Eugenia Ferrero, Eugenia Bottiglieri, Margherita Scorzelli, Sara Quero, Morena Fissore, Amalia D’Anna, Carmen Distinto e Rosi Passarella riceveranno le chiavi della città dal sindaco Luca Salvai. Arriveranno, come da tradizione, alla stazione ferroviaria, verso le 15,30. Ad attenderli ci saranno i tamburini e le maschere carnevalesche di altri Comuni, poi si partirà in corteo verso il municipio dove ci sarà la cerimonia ufficiale, a cui seguirà una sfilata nel centro storico e il rinfresco nella sede della Pro loco in piazza Vittorio Veneto 8.

«Tutti gli anni dedico il Carnevale a qualcosa a cui tengo veramente – spiega Gozzi –. Tre anni fa ho notato la poca importanza che veniva data alla figura di Giacometta, quando invece è essenziale. Gianduja è un po’ come me, ha la testa fra le nuvole ed è distratto, mentre Giacometta lo completa, perché tira le fila e lo richiama all’ordine». Da questa considerazione è nata l’idea di cercare più Giacomette: «È come se avessimo radunato tutta la componente femminile della famiglia di Gianduja e la famiglia è importante per la vita di un uomo» argomenta Gozzi, che è contento che anche sua moglie abbia deciso di vestire i panni della maschera.

«Per me era difficile, quando tornavo a casa, raccontarle le emozioni che si provavano a fare Gianduja e la stanchezza mentale che possono causare, perché uno deve provarle – rivela –. Ieri che abbiamo fatto il giro delle case di riposo, mi ha detto “Ora capisco tante cose”». E proprio nelle case di riposo ci sono stati momenti toccanti e intensi: «Un signore che era fermo nel letto ci ha raccontato che 20 anni fa faceva Gianduja e si è messo a piangere, ricordando il suo passato – si commuove Gozzi –. Mentre un altro, che sta sempre seduto, si è alzato dalla sedia per ballare con una Giacometta e ha stupito tutti. Per me questo è un piccolo “miracolo” del Carnevale».

Marco Bertello

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