E’ come se fossimo in guerra. Anzi, siamo in guerra. Contro un nemico invisibile, e per questo ancora più subdolo.
Non suonano gli allarmi antiaereo, non ci sono bombe, non c’ è il coprifuoco e non scappiamo nei rifugi, ma siamo costretti a stare in casa: per chi si lamenta ricordo che Anna Frank ci restò 25 mesi, in silenzio e senza tutti i nostri agi. Ogni giorno c’è il bollettino, come in guerra, con la conta di morti e feriti. L’ economia è in ginocchio.
“Ste a cà – ripeteva sempre mio papà di fronte a calamità, incidenti, notizie brutte - State a casa. Cosa c’ è di più bello della propria casa…”. Era comprensibile: aveva lottato e lavorato una vita per comprarsi un appartamento. Era il suo sogno. Raggiunto. Quand’ ero giovane quel consiglio mi faceva montare una rabbia incredibile: oggi mi appare pieno di saggezza.
I nostri genitori e i loro coetanei furono costretti a uscire di casa, chiamati dalla Patria per andare in guerra. In tanti scapparono sui monti e sulle colline per non morire al fronte. A noi invece è chiesto di stare nelle nostre comode e accoglienti case per sconfiggere il nemico. Forse non è un sacrificio così grande.
Non sappiamo quando finirà, ma c’è la consapevolezza che sarà ancora lunga. La certezza è che niente sarà più come prima. L’ economia mondiale sarà in ginocchio, questo è certo. E servirà un nuovo Piano Marshall. Chissà come saranno i rapporti fra le persone dopo queste settimane di isolamento? Spero più umani e intrisi di solidarietà e amicizia.
Avete visto? Sulla Pianura Padana lo smog è sparito, nella laguna di Venezia sono tornati i pesci e addirittura i delfini. Insomma, basta che l’ uomo si fermi e la natura torna ad avere il sopravvento.