La salute, prima di tutto, passa dagli occhi. Non ricordo chi avesse detto questa frase ma mi è rimasta impressa.
Da allora ho fatto tesoro di questa considerazione e ho cominciato a guardarmi intorno traendo giovamento dal Bello. Una delle cose che faccio per rilassarmi, sempre meno purtroppo, è camminare fino a “perdermi”, attratto dai tesori dell’architettura urbana che una città come Torino ci regala.
È condizione tipica quella delle popolazioni residenti che non considerano con la giusta proporzione, e con stupore appropriato, le gemme del proprio territorio. Non si contano i torinesi, residenti da decenni, che non si sono mai affacciati sulla balconata della Mole Antonelliana.
Forse perché a un tiro di schioppo dal proprio naso, forse perche diamo valore solo alle mete difficili da conquistare, resta il fatto che ci perdiamo tanto di buono. Io stesso mi stupisco di come la fretta di vivere la nostra importantissima esistenza, l’idea di non mancare ai nostri fondamentali appuntamenti, ci impedisca di cogliere la straordinaria opportunità che la Storia ci ha lasciato appena sopra le nostre teste, fosse anche soltanto un particolare intonaco di un palazzo d’epoca proprio intorno a quella finestra sotto la quale passiamo tutti i giorni per andare a lavorare.
Ultimamente questa brutta tendenza sta cominciando ad invertirsi, complice un social-network come Instagram che fa della fotografia il tema fondante: tra un selfie e l’altro ci si accorge di come esistono paesaggi straordinari tutti intorno al proprio ego. Venite a Torino, fotografate quel che di più interessante colpisce la vostra sensibilità e camminate.
Camminate a testa alta fino a perdervi come i vecchi flâneur inquadrati da Charles Baudelaire, e scoprirete che -oltre ad omaggiare la nobilissima scuola peripatetica- guardare cose belle migliora il vostro umore, e inoltre vi permette di smaltire i chili di troppo.