Attualità - 02 ottobre 2016, 07:00

E’ la settimana mondiale dell’allattamento, a Torino farlo è ancora difficile (quasi impossibile)

Inchiesta di una giovane neo-mamma

(Premessa: questo articolo è scritto da una giornalista che ha partorito da pochi mesi. Quanto riportato, e non virgolettato, è frutto della sua recentissima esperienza personale).

Nella settimana mondiale dell’allattamento materno, dal primo al sette ottobre, la Regione Piemonte definisce “positivi” i dati relativi al periodo iniziale dell’allattamento: le donne che alimentano il bebé esclusivamente al seno in ospedale sono passate dal 38,2% nel  2000 al 67,4% nel 2015.

Ma resta il fatto che, mentre l’Oms continua a ribadire che l’allattamento andrebbe promosso fino ai due anni di vita del bambino e che dovrebbe essere esclusivo almeno per i primi sei mesi, nella nostra Regione una donna su tre non allatta per niente e sono molte quelle che, dopo aver iniziato, smettono nel giro di poche settimane. Non è difficile capire il perché se si vive in una città come Torino, dove la vita pratica di una mamma con lattante è veramente difficile. A volte impossibile.

In città i locali – bar e ristoranti - gli uffici, le stazioni ferroviarie, la metro – non sono luoghi né a misura di madre né di bimbo. A meno che una donna non partorisca nel periodo estivo e benefici delle panchine presenti nei numerosi e ampi parchi cittadini, si ritroverà di fronte a mille ostacoli nel girare in città con un bebé che da un momento all’altro potrebbe avere fame.

A volte la buona volontà c’è. Ma i problemi restano. “Ho partorito nel periodo– racconta Eleonora – in cui nel mio quartiere era stata promossa l’iniziativa per cui in alcuni locali della zona alle madri che allattavano sarebbe stata offerta una tazza di the. Però molti bar del quartiere non hanno l’ingresso per le carrozzine, né spazio sufficiente all’interno per stare comodi con il passeggino. Girare per le strade poi con le lose rotte e piene di feci di cani non è il massimo”. I luoghi dove si sta bene si contano davvero sulle dita di una mano. Irene, madre di una bimba di quasi sei mesi, dice: “Eataly funziona, al Lingotto, nei bagni, oltre al fasciatoio ci sono i pannolini. Non li ho usati però perché erano aperti. E nell’hamburgheria di piazza Solferino c’è una sedia a dondolo per allattare”. Nella zona centrale della città, a parte le sedi di Eataly e quelle della catena Exki, è raro trovare locali provvisti sia di bagni grandi, con fasciatoio, sia dotati di tavolini abbastanza distanziati l’uno dall’altro, comodi per sostare con le carrozzine. Gli spazi riservati all’allattamento poi sono un miraggio.

 Ma anche nei supermercati la situazione non cambia. Ad eccezione di Ipercoop, che offre, dove ci sono le toilettes, una stanza apposita per madre e bebé con fasciatoio, sapone, salviette di carte e spazio sufficiente anche per allattare (mancano però le sedie), molti ipermercati non sono adatti per fare la spesa con un lattante. Al Carrefour delle Gru di Grugliasco, per esempio, ritrovarsi in coda alle casse con un bebé che inizia a strillare per la fame, può essere un incubo. I bagni non sono dentro al supermercato, ma fuori, all’interno del complesso. Occorre quindi percorrere chilometri per arrivarci e sono anche male indicati.

Nei negozi torinesi, la situazione di disagio è quasi analoga. Si salvano quasi solo Prenatal e Iperbimbo, dove oltre ai bagni attrezzati ci sono delle stanze per allattare (da Prenatal oltre alla sedia c’è anche un comodissimo cuscino da allattamento a ciambella).

Pochissime poi le farmacie con stanze adibite alla pappa del bebé.

A volte la mancanza di accessori e arredi viene compensata dalla gentilezza. Spiega Valentina: “In città i ristoranti non sono attrezzati. L’altra sera ero però da Ivo, in corso Novara e devo dire che il personale è stato gentilissimo perché mi ha preparato un fasciatoio su un carrellino porta vivande”. E pensare che il costo di un fasciatoio è irrisorio, lo si può acquistare con un centinaio di euro. Un materassino appoggiato su un tavolino costa ancora meno, una trentina di euro. Ricorda Irene: “A me dà un po’ fastidio allattare in pubblico. L’altra sera in San Salvario, al Surfing the taste, mi hanno lasciato un’intera saletta con schermo e musica, davvero molto carini”.

Un’altra dura prova per le madri è spostarsi. Dopo aver subito l’inciviltà media dei torinesi che non cedono il posto alle donne incinte sui mezzi pubblici durante il periodo di gravidanza, la neo mamma tipo si trova molto a disagio in metro. I bagni non ci sono proprio. Ma anche sui treni la situazione non migliora. Anche sui nuovi Frecciarossa, pur prenotando il posto carrozzina, lo spazio è ridottissimo. O si ha un passeggino snello, oppure il bebé non ci sta proprio.

Elisa Sola