Economia e lavoro - 06 marzo 2017, 11:41

Montanari:"Il cambiamento non si subisce, si guida". Al via il Turin Islamic Economic Forum su sfide e opportunità di crescita economica

L’obiettivo di fornire a rappresentanti di istituzioni e a imprese piemontesi, italiane, europee e del mondo islamico, la possibilità di approfondire la conoscenza delle potenzialità e delle opportunità offerte, a Torino e in Piemonte, da settori dell’economia

 

È partito questa mattina il Turin Islamic Economic Forum (TIEF), due giornate di attività, per scoprire le opportunità offerte, a Torino e in Piemonte, da settori dell’economia importanti e in espansione, al fine di favorire investimenti e sviluppo del territorio, da parte del mondo della finanza islamica.

Ad aprire questi due giorni lavori, il vicesindaco di Torino, Guido Montanari, in rappresentanza della prima cittadina, Chiara Appendino, a Roma questa mattina per incontrare Gentiloni.

"Torino," ha detto Montanari, "è l'unica municipalità al mondo a promuovere un evento di questo tipo. Segno questo, di una città capace di sapersi rinnovare e di trasformare gli attuali cambiamenti socio-economici in opportunità di crescita.

"Questo incontro internazionale sulla finanza islamica dimostra che il cambiamento si guida attraverso l'inclusione, la tolleranza e il rispetto dei diritti di tutti."

"Qui - ha proseguito Montanari nell'approfondimento - sono state posate le pietre miliari di industrie riconosciute in tutto il mondo, di una cultura dei diritti dei lavoratori, meta imprescindibile, di tradizioni che sono storia, ma anche di innovazioni, di pionieri e di poeti, di scienziati di tecnici."

“Scegliere di promuovere un forum di  finanza islamica non è solo un'opportunità ma è un'occasione per mettere sul tavolo, in maniera concreta, nuove possibilità di sviluppo di ampio respiro, che guardino oltre i nostri confini, non solo fisici, e che dimostrino che il cambiamento non si subisce, ma si guida. Tenendo sempre presente alcune condizioni di riferimento: inclusione, tolleranza e rispetto di tutti".

"Il cambiamento non si subisce, si guida," ha aggiunto il vicesindaco, concludendo il suo intervento.

La finanza islamica sta assumendo sempre più una dimensione di rilievo in Italia e in Piemonte, come ha spiegato Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di Commercio di Torino, presentando alcuni numeri su import – export.

Il Piemonte nel 2015 ha esportato nei primi 10 Paesi di finanza islamica beni e servizi per oltre 2,6 miliardi di euro, con una crescita del +16,2% rispetto al 2014. Il trend positivo dell’export verso questi Paesi è proseguito anche nei primi nove mesi del 2016 (ultimo dato disponibile) realizzando un +7,3% rispetto al corrispondente periodo del 2015 e superando già i 2 miliardi di euro.

Fra i Paesi della finanza islamica, il principale partner commerciale del Piemonte è la Turchia. Molto più distanziati seguono gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita.

Per quanto concerne le importazioni, il Piemonte acquista beni e servizi per la maggior parte dalla Turchia (l’84,4% dell’import dell’area della finanza islamica e +52% rispetto ai primi nove mesi del 2015); gli altri Paesi con una quota significativa di acquisti dal Piemonte risultano la Malaysa (il 5,6% e +22%) e l’Indonesia (il 5,2% e - 11%).

Sono i mezzi di trasporto (il 33% del totale delle vendite), la meccanica in generale (il 23%) e i prodotti alimentari e bevande (il 7,2%) le prime tre voci dell’export piemontesi nei Paesi della finanza islamica nel 2015.

Per  quanto invece riguarda gli imprenditori che operano in Piemonte, nella sola provincia di Torino ci sono oltre 12.500 imprenditori di origine islamica.

A parlare nel discorso di introduzione anche Abdulla Mohammad Al-Awar, CEO del Dubai Islamic Economy Development Centre (DIEDC) , che ha sottolineato quanto la finanza islamica sia in grado di realizzare un tipo di economia sociale sostenibile. 

Tra i settori più in crescita nell'economia su scala mondiale, ha evidenziato Al Awar, si trova il settore halal del cibo, con un potenziale di crescita di 2,6 trilioni di dollari entro il 2020.

Un altro settore di sviluppo economico – dato dall’incontro tra Italia e finanza islamica – è, secondo Al Awar, quello della moda, dove i “fashion-makers” italiani potrebbero dar vita a prodotti in linea con gli standard della shari’a (il complesso di norme religiose, culturali e giuridiche fondato sulla dottrina coranica).

Cosa rende, a parere del CEO del DIEDC, di particolare interesse la finanza islamica al mondo occidentale in generale è la possibilità di adottare strumenti quali i “sukuk”, dei prodotti finanziari  addossati ad attivi tangibili o al loro usufrutto (“asset-backed” e non “asset-based”), riducendo dunque di gran lunga il rischio di investimento, nel rispetto dei principi della shari’a.

Una possibile emissione dei sukuk da parte del governo italiano – continua Al Awar – potrebbe incentivare investitori esteri, provenienti da quel bacino di paesi che seguono i principi della finanza islamica, a finanziare progetti e infrastrutture in Italia, dando vita ad una economia ancora più dinamica e articolata.

 

Giulia Maccagli