Cultura e spettacoli - 08 marzo 2017, 07:48

Sotto18: La poesia del cinema, omaggio ad Abbas Kiarostami

Il programma in dettaglio

 

A vent’anni dalla Palma d’oro ottenuta a Cannes con Il sapore della ciliegia (1997), la XVIII edizione del Festival rende omaggio ad Abbas Kiarostami e al suo cinema puro, visionario, pieno di invenzioni e di rigore intellettuale, di cui l’universo dell’infanzia è stato, fin dagli esordi, fondamentale e assiduo protagonista. L’iniziativa, articolata in tre appuntamenti, è organizzata in concomitanza con l’uscita di un numero speciale di “Mondo Niovo” – la rivista pubblicata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema – interamente dedicato al regista iraniano scomparso la scorsa estate. Ricca di testimonianze e saggi inediti, la pubblicazione monografica ospiterà, tra gli altri, i contributi del regista e dello sceneggiatore spagnolo Víctor Erice, del critico e direttore della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia Alberto Barbera e di Marco Dalla Gassa, docente di storia e critica del cinema all'Università Ca' Foscari di Venezia.

Sottodiciotto & Campus, dal canto suo, ricorderà il regista con un incontro (lunedì 3 aprile) a cui parteciperanno, tra gli altri, lo scrittore di origine iraniana e adozione torinese Hamid Ziarati (autore per Einaudi di Salam, mamam, di Il meccanico delle rose e di Quasi due) e Babak Karimi, attore, montatore e curatore dei dialoghi italiani di molte pellicole di Kiarostami, interprete anche di Il cliente, diretto da Ashgar Farhadi, recente vincitore dell’Oscar al miglior film straniero. Nell’occasione, sarà proiettata, in collaborazione con Farabi Cinema Foundation, la prima italiana della versione restaurata di Close-Up, uno dei film di Kiarostami più conosciuti e amati dalla critica e dal pubblico internazionale, omaggiato anche da Nanni Moretti con il suo cortometraggio Il giorno della prima di Close Up.

L’iniziativa di Sottodiciotto & Campus si inserisce nel solco di un lungo e consolidato rapporto tra Torino e il regista iraniano – culminato nella retrospettiva e nella personale completa, curata da Alberto Barbera e Elisa Resegotti, dedicate a Kiarostami rispettivamente dal Torino Film Festival nel 1996 e dal Museo Nazionale del Cinema nel 2003 – riproponendo al pubblico dei più giovani altri due classici, Dov’è la casa del mio amico? e E la vita continua, specificamente selezionati all’interno di una filmografia d’autore caratterizzata come poche altre dalla centralità dei personaggi bambini. Costante nella poetica del regista iraniano, lo sguardo attento sul mondo ad altezza dei più piccoli, spesso contrapposto a quello adulto, indifferente e ostile, è presente fin dai lavori d’esordio, dai primi cortometraggi di cui il Festival propone una selezione rappresentativa di temi e capacità espressive già formate e potenti, destinate a confluire e a perfezionarsi nelle opere della maturità consacrando Kiarostami come uno degli esponenti più importanti del cinema mondiale a cavallo tra i due millenni.

 


 

PROGRAMMA

 

 

Close Up (Klūzāp, Iran 1990, 98’, HD, col.)

Restituito a nuova vita dal restauro della Farabi Cinema Foundation, il film più noto del regista è un’opera che unisce i due massimi esponenti del “nuovo cinema iraniano”: Kiarostami dietro la macchina da presa e Mohsen Makhmalbaf davanti, nel ruolo di protagonista dapprima attraverso il suo “doppio” millantatore e poi realmente nella parte di se stesso. La storia (vera) del disoccupato Ali, che, per riuscire a racimolare qualche soldo, fingendosi il famoso regista Makhmalbaf si intrufola in una famiglia benestante, coinvolgendola in un progetto cinematografico fasullo, viene arrestato, perdonato e alla fine incontra il suo mito in carne e ossa, è l’occasione per realizzare un lungometraggio che mescola documentario e poesia, fiction e vita, destinato a porsi ai vertici della filmografia di Kiarostami.

 

Prima della proiezione, incontro con Babak Karimi, Hamid Ziarati, Marco Dalla Gassa, Matteo Pollone e Caterina Taricano. Modera Steve Della Casa.

 

 

CORTOMETRAGGI:

Due soluzioni per un problema (Do râhéhal barâyé yek massaleh, Iran 1975, 5’, col.)

Pane e vicolo (Nân va Koutcheh, Iran 1970, 11’, b/n)

Ricreazione (Zang-e tafrih, Iran 1972, 11’, b/n)

Anch'io posso (Man ham mitounam, Iran 1975, 17’, col.)

Colori (Ranghā, Iran 1976, 15’, col.)

Mal di denti (Dandān dard, Iran 1980, 26’, col.)

Nel corso dei primi anni di carriera Kiarostami dirige numerosi cortometraggi, molti dei quali di chiara impronta pedagogica, frutto del lavoro iniziato nel 1969 al Kanun, l’“Istituto per lo sviluppo intellettuale dei giovani e degli adolescenti”, il cui Dipartimento per la cinematografia diventerà negli anni successivi un centro di produzione e un punto di riferimento centrale per i giovani filmmaker iraniani. Nonostante la breve durata, le opere d’esordio del regista sono spesso all’altezza dei più celebrati lungometraggi successivi. In esse, lo stile di Kiarostami appare già maturo e temi e ricorrenze del suo cinema (tra cui la scelta di privilegiare i piccoli interpreti) risultano perfettamente a fuoco fin dai primi lavori.

 

 

Dov'è la casa del mio amico? (Khane-ye doust kodjast?, Iran 1987, 83’, col.)

E la vita continua (Zendegi va digar hich, Iran 1992, 95’, col.)

Con Dov'è la casa del mio amico?, la micro-odissea da un paesino all’altro del piccolo Ahmad, alla ricerca disperata dell’abitazione sconosciuta del compagno di scuola a cui vuole restituire un quaderno finito per sbaglio nella sua cartella, Kiarostami incomincia ad affermarsi come uno dei più interessanti autori di fine secolo. Dopo il tragico terremoto del 1990, il regista torna sui luoghi in cui il film precedente è stato girato (in particolare al villaggio di Koker, nell’Iran settentrionale) alla ricerca dei giovani protagonisti. È questo il punto di partenza di E la vita continua, secondo capitolo di un’ideale trilogia, dedicata all’Iran rurale, che si concluderà nel 1994 con Sotto gli ulivi.

 

 

c.s.