Eventi - 16 marzo 2017, 12:28

“Vorrei essere figlio di un uomo felice”: Gioele Dix ospite della Compagnia Andromeda all’Officina H di Ivrea

Alle 21 di sabato 18 marzo

La stagione della Compagnia Andromeda, per una data, abbandona il suo Teatro Bertagnolio e sbarca all’Officina H di Ivrea, sabato 18 marzo (alle 21) per accogliere Gioele Dix, autore e interprete di Vorrei essere figlio di un uomo felice.

L’attore milanese torna in scena con un monologo intenso, personale ed estremamente divertente che ruota attorno all’idea della paternità: che essa sia ignorata, perduta, cercata o ritrovata. Un viaggio che usa come guida l’Odissea toccando liberamente lungo il percorso autori molto amati e illuminanti legami con la storia personale e familiare dell’attore.

All’inizio dell’Odissea, Ulisse è assente e lontano. A Itaca, nessuno sa se sia ancora vivo e se mai farà ritorno. Persino fra gli dei dell’Olimpo regna l’incertezza sulla sua sorte.

Omero, come il più navigato degli sceneggiatori, sceglie di ritardare l’entrata in scena del suo primo attore, dal quinto canto in poi. È forse per questo motivo che i primi quattro canti dell’Odissea sono meno conosciuti e frequentati.

Eppure, in essi si racconta di un altro viaggio, quello del figlio di Ulisse alla ricerca del padre, in un lungo itinerario per mare e per terra fitto di incontri rivelatori, attraverso il quale il giovane prenderà consapevolezza di sé e del proprio destino.

E quando Ulisse e Telemaco finalmente si incontreranno, l’eroe invecchiato e sfiancato da una guerra inutile abbraccerà commosso il giovane uomo cui cedere il suo scettro. Telemaco incarna dunque la sorte di tutti i figli costretti a combattere per meritarsi l’eredità dei propri padri: «Omero è stato uno sceneggiatore straordinario – racconta Gioele Dix -. La figura di Telemaco incarna la sorte di tutti i figli costretti a combattere per meritarsi l’eredità dei propri padri. Figli che crescono con un padre che non c’è. Telemaco parte da Itaca sulle tracce dell’ingombrante genitore, Ulisse, che non ha mai conosciuto. E quando gli viene chiesto “di chi sei figlio?”, Telemaco risponde “vorrei essere figlio di un uomo felice”. Penso sia una frase meravigliosa».

Un rapporto, quello padre-figlio, che Dix esplora senza retorica: «Lo spettacolo, sempre in una chiave ironica e divertente, cerca di portare il pubblico a una riflessione sul rapporto fra i padri e i figli. Oggi i primi sono demotivati, dequalificati ed evanescenti, di conseguenza perdono importanza, non sono punti di riferimento. Non sono catastrofista, penso esistano ottimi padri, ma la società è cambiata».

Nello spettacolo non ci sono solo Omero e l’Odissea: c’è Giorgio Gaber con la sua canzone I borghesi, lo scrittore Carver e Valerio Magrelli con il suo testo Geologia di un padre in cui racconta che finché è in vita il proprio padre si è sempre dentro la dimensione dell’essere figli anche se si è diventati a propria volta padri; ci sono la letteratura americana contemporanea di Paul Auster, lo scrittore ceco Milan Kundera e tanti altri. Tutti strumenti nelle mani di Dix per esplorare l’affascinante e complicato rapporto tra padri e figli.

C.S.