- 02 aprile 2017, 10:00

I “Pensieri dolci” di Raspino, dove la pasticceria è storia

Al civico 24 di corso Regio Parco sorge “Pensieri dolci”, meglio nota semplicemente come “Raspino”, una delle più rinomate pasticcerie di Torino (e anche bar). Dal 1959

La storia recente del quartiere Borgo Rossini passa quasi tutta attraverso un luogo dolcissimo dove, oggi, l’odore del caffè si mescola con quello del caramello, della crema pasticcera o del cioccolato. Si tratta di “Pensieri dolci”, meglio conosciuta semplicemente come “Raspino”, che ancora oggi rappresenta uno dei luoghi più rinomati di Torino per la pasticceria.
Renzo Raspino, il proprietario, ha compiuto 80 anni lo scorso dicembre ed è una vera memoria storica del quartiere e della città.

“Già nel ’48 – ha ricordato – iniziai a lavorare come pasticcere, poi nel ’55 sono andato a lavorare come garzone in una pasticceria in corso Regio Parco 22”. E il viale, oggi trasformato in una deliziosa passeggiata nel verde, ha molto da raccontare in fatto di botteghe storiche. Renzo Raspino qui arrivò e apprese gli ultimi segreti del mestiere, prima di decidere di fare il grande passo e mettersi in proprio, acquistando i locali “storici” che si trovano al numero 24, a pochi metri dalla bottega in cui lavorava.

Era il 1959, il vecchio datore di lavoro era scomparso ma a Raspino non riuscì a rilevare la vecchia bottega, quindi se ne aprì una tutta sua. Erano anni di crescita, all’interno di un quartiere che era ancora distante dall’immagine persino residenziale costruita negli ultimi tempi. Era il momento di scommettere e Raspino lo fece e, a quanto pare, vinse, perché oggi la sua pasticceria, diventata anche un rinomato bar, sta per compiere i 60 anni di vita.
Dentro c’è tutta la famiglia. C’è la moglie, Margherita Ghigo, che sì, è figlia di quel Ghigo lì, quello della latteria. E Margherita ha portato in famiglia, e nella bottega, la tradizione che aveva imparato sin da bambina, l’attenzione per le materie prime e la passione per un mestiere antico quanto nobile.

Ma c’è un curioso incrocio di locali storici che si ritrova tra i racconti di Raspino. “Ho lavorato a lungo – ha rivelato – con il signor Pescarolo, che preparava i gelati da Fiorio. Da lui ho imparato molto e ho portato questa tradizione anche qui”. Ora, i gelati, sono passati nelle mani del genero, Gino Rigobello, che ha avuto anche il tempo di occuparsi del caffè. La miscela di Raspino, infatti, è unica, si chiama “RaRi” (crasi tra Raspino e Rigobello) ed è fatta con 8 varietà diverse. Renzo li importa da Trieste (dove hanno sede i più grandi importatori di caffè in Italia) e Gino li tosta, li macina e li mescola.

Poi c’è Rosanna, unica figlia di Renzo e Margherita e depositaria di una incredibile tradizione storica della ristorazione torinese, che si fonde in questa bottega di corso Regio Parco e raccoglie intorno a sé storie, famiglie, cambiamenti del quartiere.
“Qui – ricorda ancora Renzo, in uno dei suoi numerosi aneddoti – c’erano tante fabbriche. C’era, ad esempio, la CEAT, dove lavoravano tremila persone, molte delle quali passavano da noi. Era un borgo di artigiani, poi si è sviluppato il maglificio della Robe di Kappa”. Con le fabbriche, le scuole, sono cambiate anche le persone. “Ora il Borgo è più comodo – ha aggiunto – e se prima qui si incontravano pensionati e operai, oggi si incontrano gli impiegati”.

Per un quartiere che si evolve si evolvono anche le botteghe. Da quasi un anno, infatti, “Pensieri dolci” ha un dehors, con tavolini e cuscini ricavati dai sacchi di caffè. Che sono proprio i sacchi di juta che contengono il caffè acquistato dal bar e che, in questo modo, vengono riutilizzati. Tradizione e originalità. Qui sorseggiare un caffè, o addentare uno dei celebri diplomatici di Raspino, potra sempre un forte retrogusto di storia.

Paolo Morelli