Eventi - 05 aprile 2017, 17:42

Domani ad Avigliana XX consiglio nazionale del Sappe-Polizia Penitenziaria

Per parlare degli oltre 4 mila detenuti nelle carceri piemontesi

Domani ad Avigliana XX consiglio nazionale del Sappe-Polizia Penitenziaria

4.017 i detenuti ristretti nelle tredici carceri del Piemonte: 139 donne e 3.878 uomini, mentre gli stranieri tra le sbarre sono 1.798. Sono i numeri della situazione delle carceri della Regione, che saranno affrontati domani, giovedì 6 aprile, ad Avigliana, nel corso del XX Consiglio Regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.

Organizzato dalla Segreteria Regionale SAPPE del Piemonte, guidata dal Segretario Regionale Vicente Santilli, in collaborazione con il Segretario Nazionale per il Piemonte Nicola Sette, al XX Consiglio Regionale interverranno: Donato Capece, segretario generale SAPPE, Domenico Ravetti, presidente della Commissione Sanità della Regione Piemonte, e Domenico Minervini, direttore della Casa Circondariale di Torino.

“In Piemonte la tensione tra le sbarre delle celle resta palpabile”, commenta Capece. “Nel solo 2016 ci sono state complessivamente 341 colluttazioni, 53 ferimenti, 643 atti di autolesionismo, 2 decessi per cause naturali, 4 suicidi e 67 tentativi sventati in tempo. E’ dunque solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere, nelle celle, tra le sbarre, è fortunatamente contenuto”.

Dura la critica del SAPPE ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria: “In tutto questo contesto, il Capo dell’Amministrazione penitenziaria Consolo si preoccupa di cambiare taluni vocaboli ad uso interno nelle carceri e non a mettere in campo adeguate strategie per fronteggiare questi gravi eventi. La preoccupazione del DAP è che non si debba più dire cella ma camera di pernottamento, la domandina lascia il posto al modulo di richiesta, lo spesino diventa addetto alla spesa dei detenuti, non ci sarà più il detenuto lavorante ma quello lavoratore e così via”, conclude.

“Questo aiuta a capire quali evidentemente siano le priorità per il Capo della Amministrazione Penitenziaria. Non il fatto che contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane e piemontesi, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati proprio dal DAP. Che ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella e che ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Non, insomma, soluzioni
concrete alle aggressioni, risse, rivolte e incendi che sono all’ordine del giorno, visto anche il costante aumento dei detenuti in carcere, o all’endemica carenza di 7.000 unità nei ruoli della Polizia Penitenziaria. No. La priorità, per il Capo DAP, è la ridenominazione delle parole in uso nelle carceri…”.

c.s.

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