Politica - 07 maggio 2017, 15:50

Piccoli Comuni torinesi in rivolta contro il pareggio di bilancio

Si arriva al paradosso dell'immobilismo: avere risorse che avanzano, ma che non si possono usare per il territorio

C’è anche molto territorio torinese rappresentato dai sindaci e amministratori dei Comuni montani del Piemonte che si sono schierati contro la norma nazionale (introdotta lo scorso anno) che blocca l’uso dell’avanzo di amministrazione per effetto del pareggio di bilancio. “Gli effetti – dice Lido Riba, presidente Uncem Piemonte a nome dei primi cittadini – stanno di fatto bloccando le attività dei Comuni. I 500 Comuni montani sono stati virtuosi e per questo sono anche quelli oggi più penalizzati. Hanno a disposizione importanti avanzi di amministrazione, da utilizzare per investimenti sostenibili e duraturi a favore delle comunità, che invece sono bloccati. Inutilizzabili. Per questo, chiediamo al Governo e al Parlamento di agire consentendo agli Enti virtuosi di agire con maggiore libertà”.

Tra i Comuni torinesi coinvolti, ci sono Sestriere (“Dobbiamo continuamente difenderci dallo Stato, che dovrebbe tagliare la sua spesa corrente e lasciare sana autonomia ai Comuni”, dice il sindaco, Valter Marin), ma anche realtà come Robassomero. “Il rischio – dice il sindaco Antonio Massa - è che vada sempre peggio. Dobbiamo far sentire i valori e l'impegno delle piccole e sane realtà”. Sulla stessa linea d’onda anche Susanna Costa Frola (sindaco di Corio), Giovanni Franchino (Tavagnasco), Silvio Varetto (Alpette), Mario Ronco (Coazze), Tina Assalto (Lanzo) e Daniela Majrano (Viù).

La provocazione del sindaco di Tavagnasco: “Dovremmo chiudere i nostri Comuni per dieci giorni. Spiegare ai cittadini il motivo e farci ascoltare”.

 

Massimiliano Sciullo