Da tempo, in Consiglio, ci impegnamo per garantire qualità, tracciabilità e trasparenza del ciclo di produzione dei prodotti agricoli piemontesi. Oggi, in particolare, abbiamo ribadito la nostra posizione sulla proposta di creazione dell'etichetta trasparente piemontese per i risicoltori. Un'etichetta che rappresenta un indice di qualità utile a tracciare e verificare tutti i passaggi di filiera del prodotto, dalla produzione allo smercio. Un indice utile per consumatori e produttori di qualità. Ad ulteriore conferma della nostra posizione su qualità e trasparenza è stata accettata la richiesta di inserire l'origine di coltivazione nell'attuale etichetta dei risi.
Sulla risicoltura però, oggi in Consiglio abbiamo perso una grande occasione di unificare le borse. Potevamo giocare d'anticipo rispetto alla volontà politica del Ministero dell'agricoltura di ottenere l'unificazione delle borse del riso. Il Piemonte non cavalca il treno del cambiamento ma si siede a guardare gli eventi che presto dovrà subire da Roma.
Vogliamo venire incontro ai risicoltori. Alle diverse problematiche che abbiamo messo in evidenza in aula infatti si aggiunge una crescente diffusione di resistenze delle infestanti, segnalate da diversi agricoltori, dovuta alla coltivazione ormai da diversi anni sugli stessi campi del riso Clearfield. Una varietà brevettata e geneticamente resistenze ai pesticidi. Come per gli OGM queste piante di riso che non si potrebbero coltivare per più di due anni sullo stesso campo stanno trasferendo le resistenze agli erbicidi alle piante presenti in risaia
Tutto ciò impone agli agricoltori più trattamenti con diversi prodotti e maggiori costi in un momento in cui il riso viene venduto a 25 euro al quintale.