A Torino sinistra e M5S unite contro il lavoro precario. Ieri la Sala Rossa ha infatti approvato due ordini del giorno per contrastare l’attuale instabilità occupazionale, che ha colpito in particolare il mondo dei giovani.
Il primo, presentato dai consiglieri Eleonora Artesio e Chiara Foglietta, affronta il tema delle tutele dei lavoratori della Gig economy, dopo le recenti mobilitazioni dei lavoratori di Foodora. Il documento impegna la Giunta:” a sostenere e favorire, il riconoscimento, quale rapporto di lavoro subordinato, delle attività le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente, demandando ai contratti collettivi, tra le altre, la definizione della retribuzione, dell'orario di lavoro, le tutele della salute dei lavoratori e le forme della rappresentanza dei lavoratori interessati”.
Inoltre l’Ordine del giorno chiede di sollecitare l'approvazione in Parlamento della Proposta sulle "Disposizioni concernenti le prestazioni di lavoro con modalità di esecuzione organizzate o coordinate dal committente" ed anche la risoluzione depositata presso l’XI commissione della Camera dei Deputati dall’Onorevole Chimienti rivolta anch’essa al superamento dei modelli contrattuali in essere ed al riconoscimento del lavoro subordinato e delle relative garanzie e tutele.
Sempre nella seduta di ieri il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno, presentato da Andrea Russi e altri 15 consiglieri del M5S, sul tema del salario minimo orario.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei dove il livello minimo salariale non è fissato per legge. E questo in un Paese dove - secondo stime dell’INPS - il 4% dei lavoratori dipendenti percepisce meno di cinque euro/ora e il 10% meno di sette. In più, solo il 59.7% dei dipendenti (dati ISTAT) non ha la tutela offerta da un Contratto collettivo nazionale, che prescriva un salario minimo contrattuale.
In questa situazione, il Consiglio comunale invita il Parlamento a regolamentare con apposita legge l’istituzione del salario minimo orario, sollecitando altresì il Governo ad assumere iniziative per istituzionalizzare una retribuzione minima oraria.