Juventus-Real Madrid può essere considerato ormai un classico della Champions League. Nelle diverse edizioni della Coppa dei Campioni infatti, sono stati numerosi i precedenti tra le due squadre e tra questi spicca indubbiamente la finale del 1998 disputata ad Amsterdam. In quell’occasione a trionfare furono gli spagnoli allenati dal tedesco Jupp Heynckes, tecnico che tra i suoi uomini poteva contare anche sul contributo di un giocatore italiano di indiscusso valore: Christian Panucci. Proprio il difensore classe ’73, vincitore in carriera anche di un’altra Champions League con la maglia del Milan, è intervenuto ai nostri microfoni a pochi giorni dal remake di quella finale, che si terrà sabato prossimo al Millenium Stadium di Cardiff: impossibile dunque non ricordare con lui quanto avvenne la sera del 20 maggio 1998 all’Amsterdam Arena.
Christian, tra le undici Coppe dei Campioni del Real Madrid ce n'è una che hai vinto anche tu, proprio contro la Juventus. Era il 1998...
"La finale che ho vinto è un po' quello che sta vivendo la Juventus: l'ossessione di portare la Champions League, in quel caso a Madrid, in questo a Torino. Il Real all'epoca non vinceva la coppa da 32 anni e quindi disputammo quell'annata pensando di vincere la Champions, da lì a vincerla però ci abbiamo messo tanta fatica e tanta qualità. Eravamo una squadra forte, credo superiore a quella Juventus per qualità, gioco e giocatori".
A decidere quella partita un gol di Predrag Mijatović che ha fatto parlare molto: era fuorigioco?
"Ha fatto parlare tanto è vero, ma ancora oggi si deve trovare un'immagine che mostri Mijatović in fuorigioco: si ha la sensazione che sul tiro sia davanti a tutti, ma non c'è un'immagine che lo evidenzi con certezza".
Un aneddoto o un ricordo particolare su quella gara?
"Ce ne sono tanti, ad esempio le lacrime di Raul e di Hierro, oppure la corsa di Mijatović dopo il gol. Noi eravamo veramente un gruppo forte, un gruppo di amici provenienti da tante nazioni: tutt'ora, dopo vent'anni, siamo ancora in grandi rapporti".
19 anni dopo la finale di Champions League sarà ancora Juventus-Real Madrid, che partita dobbiamo aspettarci? C'è una squadra favorita?
"No, in una finale non c'è mai una favorita. Per blasone è chiaro che il Real Madrid parta avvantaggiato per quello che ha fatto in Europa nella sua storia, ma questa è una Juve troppo forte di testa, troppo motivata, troppo di qualità e troppo cattiva per pensare che per il Real sia facile. Così come nel '98, quella di Cardiff sarà una partita equilibrata: saranno i dettagli a fare la differenza".
Chi secondo te potrà essere l'uomo decisivo da una parte e dall'altra?
"C'è troppa qualità in entrambe le squadre per dire un uomo: nel Real Madrid Cristiano Ronaldo è quello che fa più la differenza, mentre nella Juve tutti si aspettano il gol di Higuain. Ci sono però troppi giocatori determinanti, da una parte e dall'altra, per poter indicare chi sarà decisivo"
Nella tua carriera c'è mai stata la possibilità di vestire la maglia della Juventus?
"Prima di andare al Milan avevo un accordo con la Juventus, ma poi arrivò il Milan di Berlusconi e preferii vestire la maglia rossonera. In quel periodo decisi di andare a Milano, ma se avessi scelto la Juve non avrei sbagliato perché sarei andato comunque in una grande società".
Nella storia vengono ricordate le squadre che hanno vissuto cicli vincenti. È stato ad esempio il caso del Milan di Sacchi e Capello in cui ha militato o del Barcellona di Guardiola: questa Juventus può raggiungere quei livelli?
"Io credo che il Milan nostro sia irripetibile. La Juventus ha vinto tanto in campionato, ma in Europa deve ancora costruirsi la sua immagine vincente. Quel Milan disputò cinque finali di Champions League, il Barcellona negli ultimi anni ne ha disputate e vinte tre. Questa Juventus è alla seconda e deve vincere per sentirsi una squadra da ricordare nella storia a livello europeo".
Infine, un giudizio sull'operato di mister Allegri?
"Sta facendo un lavoro straordinario, Max è un ragazzo intelligente ed è stato bravo a cambiare nel momento giusto: si merita di essere in finale".