Attualità - 16 giugno 2017, 09:30

Una notte al Museo del Grande Torino (fotogallery)

La bella serata organizzata dal nostro gruppo editoriale al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata di Grugliasco

Una serata che ha coniugato l’amore per lo sport, in particolare il calcio e il colore granata, con la storia d’Italia. Sì, perché quando si parla del Grande Torino e di quello che ha rappresentato quella squadra nel dopoguerra, in cui il nostro Paese provava a ripartire, dopo i dolori e le tragedia della guerra, non si deve dimenticare il valore sociale che hanno avuto le imprese di Valentino Mazzola e compagni.

Ieri sera, nella splendida cornice di villa Claretta a Grugliasco, sede del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, è andata in scena una bella serata organizzata dal nostro gruppo editoriale. Alcuni fortunati lettori hanno potuto visitare il museo granata e fare una full immersion nella storia di una squadra che è entrata direttamente nella leggenda, come viene ricordato nel video proiettato quando si inizia la visita. A fare gli onori di casa ovviamente Domenico 'Mecu' Beccaria, presidente del Museo, che (dopo aver auspicato che presto venga trovato un accordo con il Torino FC per trasferire la struttura nel rinato Filadelfia), ha raccontato come sono stati messi assieme tutto questo po’ po’ di cimeli, ricordi e reperti della storia granata, in molti casi evitando che andassero persi se non addirittura distrutti.

Dopo essere stati accolti dal video che racconta dove siano arrivati i visitatori, raccontando in pochi minuti la storia unica e leggendaria dei colori granata, si comincia dagli albori, dalle foto d’epoca del 1906 e dintorni, quando il Torino nacque e nel giro di pochi mesi seppe battere due volte la Juve nei primi derby. Si arriva poi a ricordare la storica figura di Vittorio Pozzo, che rivoluziona il calcio e dà una prima struttura importante alla società, organizzando anche una tournée in America, nella quale il Toro batte la nazionale argentina, prima di essere raggiunto dalla notizia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale: al ritorno in patria molti atleti partirono per il fronte e non fecero più ritorno né al Torino, né a casa.

Si arriva poi a celebrare la nascita dello stadio Filadelfia e il ‘trio delle meraviglie’ Baloncieri-Libonatti-Rossetti, dalla presidenza del conte Marone Cinzano si arriva a quella di Ferruccio Novo, l’uomo che costruì il Grande Torino. Ovviamente il Museo è zeppo di immagini e reperti degli Invincibili, compresa quella storica foto che tutti abbiano visto. Ma a villa Claretta c’è l’originale, naturalmente in bianco e nero, dove si vede Rigamonti schierato coi compagni ma senza lo scudetto sulla maglia. La leggenda vuole che fosse arrivato al campo in ritardo e si fosse dovuto aggiustare con una divisa di fortuna. Nel ritoccare e dare il colore alla foto, sarebbe poi stato aggiunto anche il triangolino tricolore sulla sua maglia.

Si racconta dell’amicizia tra Ossola e Gabetto, del legame tra i due fratelli Aldo e Dino Ballarin, del ruolo del capitano Mazzola… Poi la tragedia di Superga, quel maledetto 4 maggio del 1949, l’Italia intera che si ferma per rendere onore ai caduti: viene ricordato che il giorno dei funerali a Torino, in un silenzio irreale e commosso, la questura non registrò nessuna denuncia, perché anche i criminali si erano fermati per rispettare il lutto cittadino.

Ci sono persino l’elica e una ruota dell’aereo che si schiantò contro la base della basilica di Superga esposti al museo. Si ricordano tanti episodi, si arriva a Giorgio Ferrini e poi a Gigi Meroni, altre due icone granata scomparse prematuramente, poi c’è il giusto spazio e il tributo al Toro che nel 1976 seppe tornare a vincere lo scudetto, 27 anni dopo Superga. Con le immagini d’epoca, le prime pagine dei giornali, le foto più belle e il vestito di lana che il presidente Pianelli, in onore alla scaramanzia, indossava anche quella caldissima domenica di maggio in cui Pulici e compagnia fecero piangere di gioia tutti i tifosi granata.

E poi si arriva ai giorni più recenti, ci sono i biglietti che ricordano le partite della cavalcata Uefa del 1992 che si interruppe solo contro i pali di Amsterdam, ci sono immagini e maglie di un Toro più recente (e purtroppo molto meno vincente), per tornare poi a fare un tuffo all’indietro, con la sala che ospita una parte delle tribune del vecchio Filadelfia salvate dall’incuria e dalla distruzione, oltre alla tromba di Bolmida e alle valige di Mazzola e di altri giocatori periti a Superga.

Infine, a concludere degnamente la serata, un’ottima cena, con uno squisito risotto ai funghi e un tiramisù assolutamente speciale. Per chi ama lo sport, una tappa a Villa Claretta è d’obbligo. Intanto, grazie a chi ha contribuito e preso parte alla riuscita di questo bellissimo evento.

Massimo De Marzi