Viabilità e trasporti - 19 luglio 2017, 09:50

La pista ciclabile divide via Plava: a Mirafiori Fca e residenti si contendono lo spazio

Cinque anni fa l'approvazione del progetto per il completamento della pista; poi, l'arrivo di Fca e l'assalto ai parcheggi. Si discute in Circoscrizione 2: “Troviamo una soluzione alternativa”.

La pista ciclabile divide via Plava: a Mirafiori Fca e residenti si contendono lo spazio

È una di quelle cose che idealmente piace a tutti, ma provoca non pochi fastidi quando si tratta di attuarla sul serio. Risale a circa cinque anni il progetto esecutivo per una lunga pista ciclabile a Mirafiori, come opera di compensazione ambientale per la presenza, sul territorio, del tanto odiato termovalorizzatore. Con una spesa complessiva di oltre 370 mila euro. I lavori, iniziati nel 2014 nella zona Strada del Drosso-via Plava, hanno visto una sospensione nel 2015, poi una ripresa all'inizio di quest'anno lungo il tratto La Manta-Orbassano. E, a una certa distanza dall'inizio di tutta la trafila, ci si ritrova ancora a porsi la stessa domanda: il completamento della pista ciclabile in via Plava si farà, sì o no? E se questo avvenisse, cosa comporterebbe a livello di disponibilità di parcheggio e scorrevolezza del traffico?

Era il 13 marzo 2012 quando venne approvato dal consiglio di circoscrizione, con Matteo Bono allora coordinatore della commissione alla viabilità, il progetto per un nuovo percorso ciclabile in via Plava. All'epoca erano risultati disponibili sulla banchina centrale 223 posti auto, riducibili a 111 con la realizzazione della pista. A questi ne andavano aggiunti 134 ricavati sul lato allora Fiat, dove vigeva un divieto di sosta poi revocato. E oggi se ne parla ancora in Circoscrizione 2, qualche giorno dopo l'incontro a Palazzo Civico tra il coordinatore della commissione all'ambiente Alessandro Nucera, l'assessore Alberto Unia e il mobility manager di Fca. Sede in cui è stato Unia stesso a decidere di sospendere il dibattito in favore di una consultazione pubblica a Mirafiori, che potesse coinvolgere i cittadini diretti interessati.

Ed è proprio tra i residenti che si alzano voci di dissenso. Prolungare la pista ciclabile nel tratto in cui sorgono gli edifici di Fca, ex Fiat, avrebbe, ora come ora, un impatto disastroso sulla circolazione e i parcheggi. Una tesi sostenuta dallo stesso Nucera: “È giusto che quella porzione di quartiere venga servita da una pista ciclabile, ma studiando un percorso alternativo. Già così la situazione è critica: il numero di persone che parcheggia irregolarmente è altissimo, molti dipendenti Fca al mattino timbrano tardi il cartellino perché non trovano posteggi, i residenti lamentano la mancanza di posti auto sotto casa. La consultazione pubblica ha senso solo se si vagliano altre ipotesi per la costruzione della pista”. Che potrebbero riguardare via Faccioli o strada del Drosso.

L'attuale situazione di via Plava è dunque preoccupante. Auto parcheggiate impropriamente, intasamento dato dal passaggio degli autobus e dalle banchine salvagente in corrispondenza delle fermate, inevitabile intralcio con l'ingresso e l'uscita dei dipendenti Fca. Ma la questione della pista ciclabile corre di pari passo con l'apertura di un nuovo parcheggio tra via Plava e via Anselmetti, realizzato da Tne e al momento inutilizzato, per il quale si sta aspettanto l'ok del passaggio di proprietà al Comune. La nuova area conta 118 posti auto, 4 posti per diversamente abili e 8 posti moto. Uno sfogo per il parcheggio selvaggio che affligge via Plava? Forse. Ma finché la procedura di trasferimento non verrà completata, non si potrà procedere con la realizzazione della pista.

In attesa dello sblocco, tocca bilanciare i pareri di tutti i soggetti coinvolti. Residenti in primis, ma con un buon contraltare rappresentato da quei 1500 dipendenti Fca trasferiti, nel 2014, da corso Ferrucci nello stabilimento di via Plava. Va detto, per inciso, che, su disposizione di Sergio Marchionne, hanno diritto ad accedere al parcheggio privato di Fca solo i lavoratori che possiedono un'auto prodotta dal gruppo. Tutti gli altri devono cercarselo altrove.

“Il nostro quartiere non piace a nessuno, tantomeno a Fca”, commenta una cittadina. “Se il servizio pubblico funzionasse meglio, i dipendenti potrebbero venire a lavorare in pullman, senza occupare i parcheggi sotto casa dei residenti. Inoltre, i mezzi delle linee speciali riservate ai lavoratori girano sempre vuoti, mi chiedo come mai”.

“Non guardateci come bestie che sono venute a rubarvi il posto”, replica Patrizia Marlino, rappresentante sindacale di Fca Services. “Quando siamo arrivati qui a Mirafiori, da un sondaggio è emerso che il 92% di noi era disperato per il trasferimento. Io stessa ci impiego un'ora ad arrivare qui e ho difficoltà a trovare parcheggio. La maggior parte dei dipendenti sono donne, che hanno esigenze familiari imprescindibili: chi deve accompagnare al mattino i figli a scuola non riesce ad arrivare presto per cercare un posto auto. Come organizzazione sindacale, abbiamo più volte cercato di sensibilizzare l'azienda su questo problema”.

Un tema che emerge proprio a poche ora di distanza dalla prima riunione della Consulta comunale della mobilità ciclistica e della moderazione del traffico, istituita lo scorso marzo.

E, proprio da Palazzo Civico, a Mirafiori è intervenuto Federico Mensio, presidente della commissione comunale all'ambiente: “Non ritengo economicamente fattibile spostare il progetto della pista su via Faccioli o strada del Drosso. Secondo il regolamento, una pista ciclabile condivisa dev'essere larga 2,5 metri, con 1,5 metri per le bici e 1 metro per il passaggio pedonale. Lì mancherebbe questo spazio. Si potrebbe comunque valutare l'ipotesi di adibire il parcheggio ex Tne anche a uso dei dipendenti Fca, previa attivazione di una navetta per il trasporto dei lavoratori dall'area in questione agli uffici”.

La consultazione pubblica suggerita da Unia probabilmente si farà a settembre. Nucera ha ribadito la necessità di proporre due varianti per la realizzazione del percorso ciclabile, e affidarsi alle preferenze dei cittadini.

Manuela Marascio

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