Una legge per creare delle "comunità" intorno alla produzione di energia in proprio, grazie all'utilizzo delle fonti rinnovabili. La proposta è stata presentata oggi sotto il titolo “Istituzione delle comunità energetiche”, con il Consigliere Regionale Alfredo Monaco nel ruolo di primo firmatario. La proposta di legge, peraltro, è stata sottoscritta da rappresentanti di tutti i Gruppi Consiliari presenti nell’assemblea. Da sinistra a destra, passando per i Cinque Stelle.
“Si tratta di un articolato molto semplice il cui scopo è che comunità di persone, enti e imprese possano scambiare tra loro l’energia prodotta con fonti alternative - spiega Monaco, capogruppo di Rete Civica -. Con entusiasmo ho portato avanti l’idea di Angelo Tartaglia, già Professore del Politecnico e vicesindaco di Cantalupa, perché mi sembra un’ottima opportunità per i territori”.
“Un esempio positivo che supera i confini partitici – ha aggiunto Tartaglia, che poi ha spiegato nel dettaglio i principi contenuti nella proposta –. L’idea alla base è quella della cooperativa di produzione e consumo, soltanto che al posto dei prodotti c’è l’energia. Una possibilità già in uso in molti Paesi europei e permessa in Italia, finora, soltanto ad alcuni consorzi storici del Trentino e a due paesi in Sardegna, entrambe Regioni a Statuto speciale”.
Possono associarsi imprese, privati, amministrazioni pubbliche il cui scopo sia attrezzarsi con fonti di energia rinnovabile da utilizzare nell’ambito della comunità. Al momento lo scambio può avvenire soltanto tramite il gestore nazionale (Enel distribuzione o Terna).
La soluzione può essere conveniente perché nel 2014 nel Pinerolese è stato condotto uno studio di fattibilità da cui emergeva come già il 42% dell’energia utilizzata negli ambiti domestici è prodotta da fonti rinnovabili. Inoltre sei Comuni della stessa area per una popolazione di circa 50mila abitanti hanno partecipato a un progetto europeo, Smile, che prevede interventi per sperimentare scambi di energia.
La difficoltà finora era normativa, poiché il produttore non poteva essere considerato anche distributore, superata soltanto da una legge nazionale del febbraio 2016 che istituisce le “oil free zone”, che vanno però riconosciute dalle singole Regioni. Con l’approvazione di questa legge, il Consiglio Regionale e quindi la Regione Piemonte permetteranno la realizzazione pratica.
“L’istituzione di comunità energetiche non ha soltanto valenze ambientali – con la riduzione di Co2, ed economiche, sia di risparmio che di creazione di posti di lavoro – aggiunge Monaco – ma anche sociali, perché si recupera il concetto di comunità”.
Un esempio concreto: nella strada principale di un paese c’è un albergo che produce energia con il sistema totem di micro cogenerazione a metano, e ne ha eccedenza in inverno. Dall’altro lato della strada c’è una scuola con i pannelli fotovoltaici che ha il problema inverso, ovvero produce di più in estate quando non ha l’utenza. È chiaro che se le due realtà possono essere messe in rete, c’è un risparmio per entrambe e per la collettività.
Dove le comunità energetiche sono consolidate si arriva a risparmi dell’ordine del 20-30 % sul prezzo dell’energia, e a un livello di autoproduzione intorno all’80% del fabbisogno.
“La nostra sarà la prima Regione a dotarsi di questo strumento normativo, e ci auguriamo che il Piemonte possa esportare questo modello”, ha concluso Monaco. La dotazione finanziaria della legge è di 50mila euro su due anni, per finanziare studi e progetti di ricerca e i costi burocratici dell’istituzione delle comunità.