Una “social street” anche per Aurora, è questa la realtà che sta nascendo tra le vie del quartiere torinese, seguendo un fenomeno nato a Bologna qualche anno fa e che, poi, ha preso piede in tutta Europa.
Si tratta di residenti che si ritrovano online – principalmente su Facebook, strumento immediato e di facile accesso – e che si incontrano, organizzano iniziative, scambiano idee e creano anche opportunità. E le opportunità potrebbero anche migliorare la vita nel quartiere, seguendo gli esempi positivi di altre città. A pensarla così è Maria Grazia Montaruli, tra i fondatori della social street, che insieme ad altri residenti di Aurora sta portando avanti una serie di iniziative per combattere il degrado e puntare sull’integrazione.
“Partiamo da iniziative molto semplici – ha spiegato – come ad esempio quando abbiamo organizzato una cena al nuovo ristorante siriano che ha aperto in corso Giulio Cesare”. Gestito, peraltro, da una famiglia di profughi siriani giunti in Italia attraverso i corridoi umanitari. L’obiettivo, spiega Maria Grazia Montaruli, è quello di sviluppare la coesione in un quartiere tra i più multietnici della città (forse proprio il più multietnico), che vive anche problemi di degrado e sicurezza. “Nel nostro gruppo – aggiunge – ci sono molti stranieri, che si sentono come in una famiglia”.
La prima “uscita pubblica” del gruppo che ha dato vita alla social street sarà a settembre, in occasione della festa dei vicini (il 16 il 17), che si pensa di organizzare all’interno del Giardino Alimonda. C’è già il gradimento della Circoscrizione 7. L’area vivrebbe così un momento di svago e partecipazione, arginando il degrado che da tempo ne impedisce la fruizione, principalmente nelle ore serali e notturne a causa dello spaccio.
Proprio il Giardino Alimonda sarà al centro delle prossime iniziative della social street, che coinvolgerà anche numerose realtà del territorio, dall’ASAI al Cecchi Point. “Abbiamo cercato di capire la realtà – ha spiegato Maria Grazia Montaruli – che è fatta di episodi difficili, forse in quartiere si sono create delle zone ghetto. Invece dobbiamo riappropriarci del Giardino Alimonda, che spesso è considerato terra di nessuno”.
Da novembre, quindi, si comincerà a lavorare con i bambini, con attività didattiche di vario tipo (ad esempio letture di fiabe in diverse lingue) e allo stesso tempo c’è l’idea di coinvolgere gli anziani, costruendo due campi di bocce al centro del Giardino (lo spazio ci sarebbe) e cercando un appartamento disponibile tra quelli in vendita sul perimetro dell’area, per creare un centro anziani.
Guardandosi intorno, in effetti, i cartelli di vendita e affitto degli appartamenti sono parecchi e saltano all’occhio. Qui c’è chi vuole soltanto andarsene e non è una novità. “Al momento – conclude Maria Grazia Montaruli – ci sono circa 350 iscritti alla social street, mentre i membri più attivi sono circa una trentina e fanno parte di diverse associazioni”. Se c’è chi è contrario, quando non addirittura ostile a questo tipo di iniziative, in quartiere si incontrano anche persone disposte a fare nuovi tentativi.
La social street, attiva da pochi mesi, sta crescendo, e in programma ci sono anche iniziative che toccheranno i Giardini Madre Teresa di Calcutta, altra area molto problematica.