Torino città universitaria: se ne è sentito parlare a lungo, negli ultimi anni. Ma, adesso, più che un appellativo ragionato e meritato, sembra un cliché imposto, e quindi contestabile. Lo sostengono gli studenti stessi, tanto i torinesi quanto i fuorisede, che ogni giorno affrontano una piccola scalata verso il prossimo esame tra un disservizio e l'altro.
Un quadro piuttosto negativo, quello emerso dal dibattito alla Festa dell'Unità tra istituzioni e rappresentanti studenteschi. A moderare l'incontro, Paola Parmentola della Circoscrizione 8, che vede in San Salvario uno dei quartieri preferiti dell'universitario medio, sia come offerta di intrattenimenti, sia per l'alta concentrazione di case affittabili.
Due, in particolare, le criticità più rilevanti: la carenza di trasporti pubblici e i prezzi esorbitanti degli affitti. I recenti tagli Gtt sembrano aver penalizzato soprattutto le poche linee che permettono di raggiungere il Campus Luigi Einaudi, e così, ogni mattina, lo studente deve lanciarsi in una corsa contro il tempo per prendere il pullman delle 8 – strapieno – ed evitarsi un'attesa di quaranta minuti prima che passi il successivo. Questo capita soprattutto con il 68, da sempre una delle linee più congestionate, che, partendo da corso Peschiera, raccoglie a Porta Nuova frotte di pendolari per poi proseguire verso la Dora. “Torino adesso sembra essere tornata agli anni del boom, quando tutti venivano qui per lavorare in Fiat”, spiega Matteo De Bernardi di Run Unito. “Sta succedendo la stessa cosa con i ragazzi che si trasferiscono per studiare: siamo in sovraffollamento, la città non riesce più ad assorbire i suoi nuovi abitanti”. E se fino a ieri sicuramente era Palazzo Nuovo la sede messa peggio – e non ancora del tutto bonificata dall'amianto – pare che anche il Cle non se la passi bene, nonostante le parvenze da college americano ultra accessoriato.
La stessa denuncia arriva dai colleghi ingegneri e architetti: “Da studente fuorisede, come il 60% delle persone iscritte, ho scelto il Politecnico per l'eccellenza che rappresenta”, racconta Domenico Scarcello di Run Polito. “Una garanzia sia in termini di qualità sia di prospettive di lavoro future. Ma ci sono molte cose da migliorare: in primo luogo la dislocazione delle lezioni, con tragitti dalla sede alle succursali in periferia che richiedono moltissimo tempo”.
I numeri mostrano un notevole incremento di ragazzi che si strasferiscono a Torino per studiare. Lo conferma Marta Levi, presidente Edisu Piemonte, con un +20% rispetto al 2016 e la conseguente difficoltà di coprire tutti i costi delle borse di studio che andrebbero assegnate in base al merito e alla soglia di reddito. Dal canto loro, i territori fanno del loro meglio per avanzare proposte di intervento in quei quartieri più frequentati dagli universitari: si passa dalla riqualificazione di Borgo Rossini all'incremento di offerta culturale gratuita, per uno svago che non sia semplicemente la movida del sabato sera. Il tutto per creare contesti urbani in cui gli studenti abbiano piacere di stare, risiedere stabilmente, sentendosi a casa. “Nei prossimi anni vorremmo migliorare la possibilità di permanenza degli universitari”, ha dichiarato Valentina Cremonini della Circoscrizione 7, “ma non c'è ancora una visione di lungo periodo da parte della giunta comunale. Occorre diminuire il pendolarismo e proseguire con la rigenerazione del territorio, anche attraendo investitori privati che diano contributi alle residenze universitarie”.