Cibo, lotta alla povertà e all'emarginazione. In una parola, inclusione. Questo il pensiero che sta dietro a una delle iniziative che negli ultimi anni ha visto margini di riuscita e di impatto maggiori, in grado di portare non poche persone fuori dalla marginalità. “Fa Bene”, progetto patrocinato dagli enti pubblici locali, con l'aiuto non irrilevanti delle Circoscrizioni, battezza un altro anno di vita, e si prepara ad una svolta organizzativa notevole.
Per la prima volta, infatti, da metà ottobre non saranno più gli operatori a occuparsi di parte della logistica e della comunicazione del progetto, ma saranno proprio le famiglie coinvolte, insieme ai volontari. Un modo per dare stabilità al progetto. Il tutto sempre nell'ottica dell'idea che sta dietro a Fa Bene: “Dare una possibilità a chi è in difficoltà di aiutare altri e se stesso, in modo da uscire dalle situazioni di disagio”, dice Cristina, che racconta come “con questo sistema ho incontrato e conosciuto persone e situazioni, che sono state per me uno stimolo fondamentale per ripartire”.
Il meccanismo, “staff” a parte, rimane immutato, con la struttura degli ultimi anni. All'inizio della filiera c'è la raccolta nei mercati dell'invenduto, in modo da evitare lo spreco e favorire il riuso. Parallelamente, un sistema di donazioni per le famiglie in difficoltà, con dei pacchi alimentari che vengono distribuiti in cambio di un contributo di venti ore mensili di lavoro sul territorio, nelle Circoscrizioni, nei mercati, per esempio di raccolta o pulizia. Oltre a questo un'attività di stimolo al commercio locale nei mercati rionali, “che stanno soffrendo la situazione, sempre più banchi spariscono di mese in mese”.
Punto di eccellenza del progetto è quello di concentrare nei pacchi alimentari non solo gli alimenti a lunga conservazione, che tendenzialmente in questo tipo di iniziative sono quelli maggiormente presenti, ma fornire proteine e vitamine, per un riequilibrio economico che spesso viene messo a repentaglio dalla situazione di povertà. Con un valore aggiunto: un'inclusione non solo economica e sociale, ma anche culturale: “Il progetto mette insieme tante persone di tanti Paesi e tante etnie, per costruire un gruppo e una comunità. Questo è un grande passo, e quando facciamo le cene collettive del progetto ognuno porta cibi tipici della sua regione o della sua nazione. C'è un retroscena culturale che va oltre il pacco alimentare”.