Attualità - 06 ottobre 2017, 07:20

Gli studenti torinesi protestano: “A Scienze della Formazione disagi e disorganizzazione”

Con l'inizio dei corsi universitari i nodi su laboratori, lezioni e docenti non sarebbero stati risolti. “A danno del diritto allo studio”

Le prime settimane dell'anno, per scuole e università, sono quelle in cui c'è sempre da rimettere in funzione la macchina amministrativa e didattica, con risultati ben noti a chi gravita intorno e dentro alle strutture formative.

Ma questi problemi, a volte, durano più di quanto sia normale aspettarsi, portando così disagi notevoli per gli studenti. E, proprio secondo questi ultimi, è ciò che sta accadendo a Scienze della Formazione, corso attivo a Unito, nella sede di Palazzo Nuovo. Organizzazione didattica, mancanza di coordinamento, insegnanti che non ci sono: tutte sono questioni in discussione, dopo che gli studenti, parlando tra aule e corridoi, hanno riscontrato i medesimi problemi, decidendo quindi di far sentire la propria voce, in una protesta che, diversamente da altre, non è appannaggio di un singolo collettivo, ma da un gruppo ampio e traversale di persone.

“Uno dei problemi più grandi per noi è la mancanza di una regia organizzativa – raccontano gli studenti – Segreteria e professori non interagiscono, e non esiste un responsabile dei corsi”. I risultati sarebbero molto sfavorevoli alla didattica: “La gestione dei laboratori è casuale, le iscrizioni aprono a notte fonda, senza specificare i giorni e le ore in cui si terranno, con il risultato che la maggior parte di noi si è dovuta iscrivere a tutti i laboratori, in modo completamente casuale”.

Anche perché, dicono i ragazzi, la mancanza di una regia organizzativa e di un dialogo tra le componenti fa si che siano le segreterie a programmare i laboratori, e non i professori.  Un altro grosso problema sono gli accavallamenti. Quando questo riguarda le lezioni il disagio – dicono gli studenti – è forte, ma risolvibile.

La vera questione invece riguarda i tirocini e i laboratori, “che hanno frequenza obbligatoria e sono propedeutici per andare avanti nella carriera universitaria. Il fatto è che si sovrappongono, quindi molti di devono saltarne alcuni, con il rischio di rimanere fermi con gli studi”. La situazione è resa ancora più difficile, secondo gli studenti, dalla mancanza dei docenti: “I bandi sono stati messi all'ultimo e le risposte sono state poche. Se nessuno risponde, come sta accadendo, ci troviamo con corsi non attivati, che poi devono essere recuperati in massa in altri momenti dell'anno, aggiungendo ancora altre lezioni a quelle già programmate, oltre che ai tirocini e ai laboratori”.

Come se non bastasse, gli stessi orari non starebbero dando una mano: “per colpa della disorganizzazione abbiamo corsi alle prime due ore del mattino e alle ultime due della sera. Per chi vive in città non è un problema, ma per i fuori sede invece lo è, e anche grosso”.

I problemi, insomma, sarebbero a 360 gradi: “Non c'è organizzazione, non c'è coordinamento e non c'è trasparenza. Nessuno sa dare risposte ai problemi. E nel frattempo noi studenti, che paghiamo anche delle tasse universitarie molto salate, ci troviamo con l'Università che non riesce a garantire il nostro diritto allo studio”.

Bernardo Basilici Menini