Calcio - 06 ottobre 2017, 12:57

Juventini, nella Gioia e nel Dolore

Un abbraccio agli abitanti di Amatrice e alle famiglie che hanno perso i loro cari tra le macerie. Siamo sempre con Voi

Beppe Franzo

Appartenenza. ‘È quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa che in sé travolge ogni egoismo personale con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa’. Così cantava Gaber nella Canzone ad essa dedicata, vera e propria poesia, anche a distanza di anni dalla sua composizione.

Considerata nel contesto del pallone, sul versante delle Gradinate, è il Valore più alto e nobile. Va oltre il tifo, l’amore per la propria Squadra, i propri colori: è la Dignità del sentirsi parte di qualcosa di Unico. 

Ogni tifoso identifica nella propria passione, dei precisi punti di riferimento per cui percepisce, dal più intimo del cuore, di amare ciò verso cui sente una profonda affinità. Essere juventino è una splendida storia d’amore che, se da un lato conosce gioie inenarrabili, dall’altro trova davanti a sé astio, invidia e odio senza pari. 

"Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta". Una filosofia che seppur qualcuno definisce spocchiosità allo stato puro, nel calcio è lo slogan per antonomasia, la verità ineccepibile. 

Un motto applicato a tal punto da divenire Storia e forse, nel futuro, Leggenda.

Sei titoli consecutivi, nonostante i se e i ma, sono un cammino di Vittoria che se da un lato alimenta entusiasmo, dall’altro genera tutt’altre sensazioni. 

Per cui tutto quello che la Juve fa, anche e sopratutto al di fuori del terreno di gioco, diventa pretesto per attaccare di volta in volta la Società, i giocatori, i suoi tifosi.

Così è stato per il fallace e fugace, rapporto Società - ultras dove, nonostante l’inconsistenza delle basi accusatorie, si è approdati ad una condanna, in primo grado di giudizio, decisamente arbitraria.

Potrei procedere con decine di esempi, che finirebbero però con l’annoiare tutti e creare ulteriori dissidi tra filo e anti juventini, alimentati da rivalità calcistiche che impediscono un’analisi scevra e obbiettiva.

Mi soffermo invece, seppur brevemente, su una notizia apparsa in questi ultimi giorni, che vede protagonista il Sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. 

A margine della cerimonia di consegna dei premi "Manlio Scopigno", il primo cittadino ha ringraziato il mondo del calcio per il contributo dato ad Amatrice, tranne le Società Juventus e Inter, le uniche ‘a non fare niente’.  

"Quando fai l’elemosina, non sappia la mano sinistra quello che fa la destra" cita il Vangelo, alludendo all’anonimato di chi si prodiga in opere di carità. Principio che personalmente sposo, pur comprendendo i pubblici ringraziamenti di chi, ricevendo, voglia esprimere gratitudine.

Sembra però decisamente di pessimo gusto, al di là di ogni morale, evidenziare chi non ha contribuito a donare (o almeno si pensi non l’abbia fatto).

Amatrice è stata colpita da una tragedia che ha avuto, vuoi per la cordialità e simpatia che si sprigiona da quelle parti, aiuti di non poco conto, se paragonati a quelli di altre disgrazie avvenute in tempi passati. 

Le necessità di aiuti sono impellenti da più parti e l’aver supportato alcuni sfortunati a discapito di altri, non deve necessariamente generare una ‘classifica del dolore’ o far pensare che alcuni siano da ritenersi più o meno importanti.

Non conosco nel dettaglio le vicissitudini dirigenziali dell’Inter, ma per quanto riguarda la Società bianconera, la stessa si prodiga da anni in ambito charity, sostenendo progetti e iniziative di solidarietà sociale. Tra queste il progetto per il Gaslini, il contributo dato a Candiolo a sostegno della Ricerca sul Cancro, l’aiuto alla ristrutturazione del reparto di Neonatologia Ospedaliera dell’Ospedale Sant’Anna, i progetti per le popolazioni del Mali e della Repubblica Centroafricana (iniziative visibili anche sul sito ufficiale del club). 

Occorre inoltre ricordare, non tanto per dover dimostrare alcunché a nessuno o mendicare ‘diplomi ad honorem’, che in occasione di Juve - Atalanta dello scorso Campionato, i Gruppi della tifoseria organizzata della Curva Sud juventina raccolsero fondi all’ingresso della Curva, distribuendo bandierine bianconere fornite dalla Società a sostegno delle zone abruzzesi colpite dal sisma.

A ciò si sommano i contributi dati dalla nostra tifoseria, con iniziative come quelli dell’Associazione "Quelli di... Via Filadelfia" (di cui sono parte attiva), prodigatasi in una raccolta devoluta ad un cittadino abruzzese in forti difficoltà economiche (consegnata tramite i Vigili del Fuoco a Natale dell’anno scorso). 

Credo fermamente che di più si potesse e si possa ancora fare per aiutare non solo Amatrice ma le tante situazioni particolari bisognose di sostegno.

È un problema, quello delle ottimizzazioni delle risorse, che necessita di più ampi dibattiti e considerazioni che, per analisi e contenuti, suonerebbero sgradite a molti. 

Penso comunque che un Sindaco, in quanto parte integrante delle stesse istituzioni, di fronte all’insufficienza degli aiuti ricevuti dallo Stato, debba meditare sulla latitanza di esso e non giudicare la beneficenza di chi istituzione non é.

Fondi e aiuti che sarebbero stati sicuramente inferiori, se si fosse a tempo debito controllato di più l’antisismicità degli edifici. E non credo, caro Sindaco, riprendendo in mano il Vangelo, che possa permettersi di scagliare la prima pietra.

Un abbraccio agli abitanti di Amatrice e alle famiglie che hanno perso i loro cari tra le macerie. Siamo sempre con Voi.

Beppe Franzo