Attualità - 16 ottobre 2017, 17:45

Valorizzare il lattiero-caseario Made in Piemonte

Lo chiede Coldiretti, che sottolinea i primi danni della cimice asiatica alle coltivazioni di tutta la regione

Scattato definitivamente l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte Uht e dei suoi derivati. Con lo scadere dei 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, è entrato in vigore il decreto Indicazione dell'origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011.

“Poter mettere ora la firma sulle nostre produzioni è sicuramente un modo per valorizzarle – spiegano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Un risultato che va a giovamento del lattiero-caseario piemontese che registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici e 51 specialità di formaggi. Si conclude positivamente, quindi, una lunga battaglia portata avanti dalla nostra Organizzazione che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani. Con l'etichettatura di origine si dice basta all'inganno del falso Made in Italy e si dà un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre proseguire proprio su questa strada. Per questo il prossimo appuntamento è per il 16 e 17 febbraio 2018, giorni dell’entrata in vigore dei due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo in etichetta di indicazione d’origine per il riso ed il grano per la pasta”.

D’ora in avanti, sulle confezioni dovranno esserci le seguenti diciture:

a)    "Paese di mungitura": nome del Paese nel quale è stato munto il latte;

b)    "Paese di confezionamento e trasformazione": nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.

Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo della seguente dicitura: "origine del latte": nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: "latte di Paesi UE" per l'operazione di mungitura, "latte condizionato o trasformato in Paesi UE" per l'operazione di condizionamento o di trasformazione".

"Infine, qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l'operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l'operazione di condizionamento o di trasformazione".

 

Intanto, è in corso una invasione della cimice marmorata asiatica. Complice un autunno con temperature particolarmente calde, questo insetto sta attaccando e cagionando danni ai raccolti nei frutteti, negli orti, ma anche nei campi di soia e di mais di tutto il nord Italia. Si tratta di un parassita cinese, con il nome scientifico di Halyomorpha halys.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, informa: «I campi torinesi, come quelli di tutto il Piemonte, non sono indenni da questa invasione che sta provocando danni agli agricoltori. La cimice asiatica è un parassita estremamente polifago, in grado di nutrirsi attaccando oltre 300 specie coltivate. Inoltre la cimice asiatica è prolifica e non ha antagonisti. Questo parassita sta mettendo a rischio il comparto frutticolo piemontese: colpisce soprattutto le coltivazioni di mele, pere, kiwi e nocciole, oltre a quelle orticole, cerealicole e anche ornamentali. In Piemonte, unica regione in Italia, è stato avviato un progetto coordinato con un gruppo di lavoro per cercare soluzioni e arrivare a dare risposte concrete alle imprese agricole: dagli insetti predatori agli insetti biologici».

Michele Mellano, direttore Coldiretti Torino, aggiunge: «E’ fondamentale, però, la collaborazione di tutti. Occorre fare filiera, per attuare una corretta lotta integrata all’insetto, adottando metodi sostenibili, al fine di salvaguardare l’agricoltura del nostro territorio. E, naturalmente, prestando sempre attenzione all’ambiente e alla qualità delle produzioni. Il primo passo è il monitoraggio del parassita nella aree dove risulta presente. Sinora, con le trappole, sono già state catturate 50mila cimici asiatiche. Ora i parassiti cinesi vengono studiati dai tecnici  Coldiretti, dai Servizi fitosanitari regionali e dall’Università di Torino. Speriamo che presto si possa giungere a soluzioni definitive…».

c.s.