La contestatissima riforma della residenzialità psichiatrica, voluta dalla giunta Chiamparino, è stata discussa stamattina, con toni accesi, al Consiglio Regionale. La delibera, che prevede la riorganizzazione della residenzialità psichiatrica in Piemonte in modo da uniformare le tariffe delle varie aree, fino a oggi tutte diverse, e che prevede un accreditamento centrale, su base di requisiti comuni, degli operatori del settore, è stata fortemente contestata da numerose associazioni e dai parenti di molti malati. Tanto che oggi, mentre in aula si discuteva, fuori da Palazzo Lascaris c'è stato un presidio di protesta dei sindacati e con le famiglie dei malati. Contrarie alla riforma sono anche le opposizioni. Ma anche parte della maggioranza è insoddisfatta: il provvedimento è infatti rimasto bloccato per oltre un anno dai ricorsi delle stesse cooperative e associazioni di pazienti e familiari, per poi essere sbloccato dal Tar, ma soltanto di recente.A scontentare chi protesta è il fatto che la riforma è percepita come una privatizzazione dei servizi psichiatrici.
Dopo accese discussioni, l'aula ha approvato l'ordine del giorno della maggioranza, con primo firmatario Andrea Appiano (Pd), di “prevedere una dilazione dei termini di adeguamento alle nuove linee di indirizzo previste”, in modo da consentire un'opportuna applicazione della delibera, nonché una corretta revisione e armonizzazione della stessa residenzialità e della domiciliarità in psichiatria.
L'assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, ha assicurato: "Non ci saranno licenziamenti e i pazienti non saranno trasferiti". "Abbiamo tre anni di tempo - ha poi spiegato - per applicare la delibera".
Secondo Pichetto e Porchietto di Forza Italia, nella delibera "vi sono delle criticità evidenti come non mancano di far emergere quotidianamente le associazioni e i lavoratori".
Per Nino Boeti (PD), "Nel documento approvato vengono richiamati quei temi che consideriamo fondamentali per la cura di questi pazienti e per il sostegno delle loro famiglie".
Mentre Davide Bono del M5S suggerisce di rivedere la delibera aprendo prima un dialogo con operatori e famiglie".
Infine, Marco Grimaldi (Sel): "Continuiamo a credere che la storia dei servizi psichiatrici in Piemonte vada salvata, il sistema della residenzialità svolge un’irrinunciabile funzione riabilitativa e terapeutica".