Eventi - 06 dicembre 2017, 09:25

MedAcross e tre cliniche piemontesi per il sostegno a Myanmar

Un nuovo progetto di raccolta fondi, lanciato a Torino, ha come obiettivo la costruzione di una clinica nel sud dell’ex Birmania, che vive un’emergenza umanitaria senza precedenti

La città di Kawthaung si trova nell’estremo sud di Myanmar e rappresenta l’ultima lingua di terra prima della Tailandia. Qui, migliaia di persone arrivano ogni giorno nella speranza di passare il confine e sperare in un futuro migliore. Qui, tuttavia, spesso la traversata si conclude in una baraccopoli, perché la Tailandia difficilmente consente ai profughi di abbandonare Myanmar. È in queste zone che ha scelto di operare MedAcross, la onlus torinese nata un anno fa che opera nell’ex Birmania per offrire assistenza sanitaria gratuita ai bambini, ma anche agli adulti.

Il nuovo progetto, presentato ieri, è una nuova sfida. L’obiettivo, spiegano, è costruire una clinica per l’assistenza sanitaria di base, con un centro dedicato all’HIV (una delle malattie più diffuse nei Paesi poveri). “Crediamo nelle cure come diritto fondamentale di un essere umano – ha spiegato Gabriella Buono, vicepresidente di MedAcross – e crediamo che per le fasce più deboli debbano essere gratuite”.

Da qui l’accordo con tre cliniche piemontesi, Cidimu e Riba di Torino e Studio Futura di Ciriè, che doneranno una quota per ogni esame effettuato nelle rispettive strutture, fondi che, insieme all’importante sostegno della Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi, serviranno a finanziare la costruzione della clinica a Myanmar.

Non c’è, tuttavia, solo l’aspetto finanziario. Come ha spiegato Daniele Regge, presidente di MedAcross, l’obiettivo è anche attivare un canale diretto di collaborazione tra le cliniche piemontesi e il centro birmano. In futuro, infatti, personale volontario potrà recarsi a Myanmar per aiutare a formare il personale locale – tra gli obiettivi degli interventi di MedAcross – e macchinari fuori norma in Italia potranno essere inviati nelle strutture di Kawthaung, dove potranno ancora essere utili.

“Abbiamo attivato una clinica mobile per raggiungere le popolazioni rurali – ha raccontato ancora Gabriella Buono – oltre a un laboratorio sartoriale per ragazze giovani che ha come obiettivo quello di dare un’alternativa economica allo sfruttamento sessuale”. Visti gli enormi tassi di povertà, tante ragazze, anzi bambine, finiscono spesso nel giro della prostituzione, talvolta dopo aver varcato il confine con la Tailandia.

L’idea, in generale, è quella di iniziare a operare, con piccoli progetti che potrebbero ingrandirsi, all’interno di un Paese che esce da una lunga dittatura e che vive una fortissima emergenza umanitaria. I piani sanitari sono agli inizi e lo Stato ancora non è riuscito a censire tutti i propri cittadini, che spesso non si sa nemmeno dove abitino.

C’è poi la questione Rohingya, la minoranza islamica perseguitata dallo stesso Stato “democratico”, per i quali, per adesso, a MedAcross – ma è una situazione comune a tante altre realtà – non è ancora stato consentito di occuparsi. “Noi curiamo tutti – ha commentato Daniele Regge – ma ci sono delle aree che non ci è ancora permesso raggiungere”.

Paolo Morelli