Non manca qualche recente impulso di ripresa, ma se Torino si guarda alle spalle, non può non notare come negli ultimi cinque anni il commercio si sia ridotto notevolmente.
Il settore conta infatti quasi 71 mila attività, ma il calo è stato di quasi 3300 unità, di cui ben 2550 sono attività di commercio al dettaglio (e ben 1600 a sede fissa. Le "serrande abbassate", insomma). Questo raccontano i dati elaborati da Camera di commercio, Ascom e Confesercenti.
In particolare, a soffrire sono le attività che si trovano lontano dal centro città (dunque aree con meno passaggio di persone) e i comparti che soffrono la concorrenza del commercio elettronico. I settori che calano di più sono quindi abbigliamento, calzature e quindi arredo e prodotti per la casa. Soffrono anche i negozi legati alla cultura e alla ricreazione. In netta controtendenza invece un settore "libero" dall'acquisto online come l'alimentare. Le persone, insomma, preferiscono comprare cibo in maniera tradizionale, a caccia della qualità e del "servizio".
Ancora più evidente l'andamento positivo della ristorazione, con una crescita del 5,1% grazie anche a realtà extra provinciali che hanno scelto di aprire una filiale anche a Torino e senza dimenticare i ristoranti etnici, gestiti da imprenditori stranieri. A livello geografico, soprattutto dal 2016 in poi, il centro ha sofferto meno delle periferie. Ma anche in questo caso le dinamiche legate a ristorazione e abbigliamento sono confermate.
Interessante infine il focus sul mercato immobiliare degli spazi per fare commercio. Se è vero che i valori sono crollati di quasi il 34%, sono gli affitti la scelta che rimane preponderante. E in questo caso, seppur a fronte di un calo dei canoni, questo potrebbe essere uno stimolo per chi vuole avviare l'attività. E questo dà elementi di ottimismo per il 2018.