Eventi - 16 febbraio 2018, 18:44

Carillon, la nuova produzione di Tedacà, arriva il 22 e 25 febbraio a Torino

L’opera va in scena presso il Teatro Bellarte di via Bellardi 116

LA CONCRETA ARTE DI DESIDERARE

 

Cosa significa desiderare nelle parole di chi vive situazioni al limite. Questo è Carillon, nuova produzione di Tedacà, di Simone Schinocca e Andrea Fazzari, interpretato da Andrea Fazzari in prima nazionale il 22-25 febbraio, ore 21, per la La dolce rivoluzione.

Lo spettacolo racconta la storia di un uomo che affronta un lungo viaggio a piedi per tornare dalla propria famiglia, dopo aver vissuto un’imprecisata situazione di orrore. L’opera va in scena presso il Teatro Bellarte (via Bellardi 116, Torino) con ingresso 10 euro (intero) e 8 euro (ridotto per under 30, over 60, disabili). Si consiglia al pubblico la prenotazione del posto, contattando la segreteria allo 0117727867; 3206990599 (orario 16.30-19.00) o scrivendo a info@tedaca.it.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.tedaca.it.

Carillon racconta la storia di diversi personaggi. C’è la nonna che sogna cose che poi si avverano. C’è il nonno, ineguagliabile brontolone che non crede alle parole della nonna. C’è Tizio che, scappato dall’orrore, sta tornando a casa con un lungo viaggio. A piedi. E fischietta in quel modo così caratteristico, alla stessa maniera di suo padre, e davanti a ogni ostacolo ripete la frase: “Quanto vorrei che Dio esistesse”. E parla con le persone, con la natura e con le cose, forse perché anche lui ha dei poteri magici, oppure perché ha perso la testa durante il viaggio, o magari perché tutti potremmo parlare con le persone, la natura e le cose, se solo ci provassimo. Carillon è una favola con una drammaturgia originale, nata da interviste a persone che hanno affrontato percorsi al limite dell’esistenza, uomini e donne che hanno donato al testo parole, sguardi, silenzi e desideri. Le loro storie hanno dato a Tizio il coraggio per affrontare il suo viaggio, in bilico fra la fantasia dell’immaginazione e il cinismo della realtà.

Un solo attore in scena, all’interno di una stanza con delle pareti di colore bianco. La scenografia è parte integrante del pensiero che muove l’azione: è possibile sognare, anche all’interno di uno spazio angusto e asettico, così come è possibile per il teatro raccontare una storia attraverso il corpo e la voce di un solo attore, che interpreta differenti personaggi, così come è possibile desiderare anche in situazioni di disagio, quando l’esistenza si mostra cinica e cattiva.

Carillon oscilla fra la dimensione onirica e reale, possiede elementi narrativi caratteristici delle favole, come la presenza di oggetti magici, ma si basa su interviste a persone che hanno affrontato momenti concreti di difficoltà, quali situazioni di precarietà, malattia, pregiudizio a causa della provenienza geografica o dell’identità di genere, o che hanno scelto di votare la propria esistenza a un ideale etico e spirituale.

Le parole ascoltate in questi incontri hanno contribuito alla costruzione dello spettacolo, perché hanno permesso di sviluppare una visione del desiderio come motore dell'azione, in quanto accompagnato da un lavoro quotidiano su se stessi nella volontà di concretizzare le proprie aspirazioni. Come se Tizio si sia trovato di fronte a un lungo viaggio e, prima di affrontarlo, abbia chiesto a diverse persone come loro abbiano affrontato il proprio percorso di nemesi. E quelle storie sono diventate il bagaglio del protagonista di questa favola.

Dichiara Simone Schinocca, autore e regista dello spettacolo:

Il desiderio è un motore del nostro vivere, del nostro agire, del nostro respirare, del nostro amare. Ma cos’è il desiderio? In un tempo in cui abbiamo tutto e in cui si ha la sensazione, imperante, di un vuoto che avanza, ci siamo ritagliati del tempo per comprendere il senso del desiderare. A tal proposito, abbiamo incontrato vita e respiri di molte persone e abbiamo provato a spingerci in quelli che, comunemente, vengono vissuti come limiti e margini estremi.. L’intenzione di affrontare il concetto di desiderio, nelle diverse accezioni che potrebbe esprimere, si riflette anche sull’utilizzo del tappeto musicale: ad accompagnare il viaggio a piedi di Tizio è il brano “Ah, vous dirais-je, Maman” di Mozart, suonato diverse volte dallo stesso compositore austriaco in dodici variazioni differenti.

 La dolce rivoluzione è la terza stagione firmata Tedacà e Il Mulino di Amleto, organizzata in collaborazione con il progetto CortoCircuito Torino della Fondazione Piemonte dal Vivo; realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo (Maggior Sostenitore) nell'abito dell'edizione 2017 del bando "Performing Arts", con il contributo di Fondazione CRT; il sostegno di Regione Piemonte, Settore Politiche Giovanili della Città di Torino e Circoscrizione IV della Città di Torino.

c.s.