Attualità - 21 febbraio 2018, 17:28

La scuola? “Io speriamo che me la cavo”

Docenti, alunni e genitori in un mondo che va troppo in fretta e che rischia di non avere più punti di riferimento. Se ne è discusso nell'ultima puntata di Backstage

“Il conflitto a scuola è spesso un conflitto che si porta da casa”. Così la preside Lorenza Patriarca , dirigente dell'istituto comprensivo Tommaseo di Torino ha esordito alla scorsa puntata di Backstage, dedicata alla scuola.

Durante la trasmissione, online tutti i lunedì alle 21 su Torino Oggi e sulla stessa pagina Facebook, l'immagine che emerge dell' “istituzione scuola”, almeno nell'esperienza delle dirigenti presenti in studio, è migliore rispetto a quella che recenti fatti di cronaca ci hanno riportato. Docenti aggrediti da alunni, dirigenti minacciati da genitori inferociti per un rimprovero fatto al proprio pargolo: casi limite o campanello d'allarme? Una istituzione in caduta libera nella considerazione sociale , così come accaduto per tante altre? Ha ancora il ruolo ambito e prestigioso di ascensore sociale?

Temi estesi, l'incrocio di una molteplicità di fattori e risposte necessariamente con molti distinguo. Ad esempio, secondo il vissuto della preside torinese Nunzia Del Vento, dirigente dell'elementare Gabelli e responsabile della Flc Cgil dirigenti scolastici, è fondamentale riuscire a stabilire una collaborazione scuola-genitori, anche negli istituti come quelli da lei diretti, in zone ad alta densità di stranieri come zona Barriera di Milano. Il paradosso è che proprio le famiglie straniere riescono ad attribuire  alla scuola quel ruolo di ascensore sociale che gli italiani faticano ormai a riconoscere.

Fabrizio Cardillo, docente all'istituto tenico Grassi,  con  l'attenzione rivolta alle scuole superiori ha una visione meno rosea della situazione  e chiama in causa la politica : “Le riforme arrivano dal ministero che ci chiede di fare inclusività ma questo significasi fare le nozze coi fichi secchi. Un caso su tutti: c'è la necessità di soddisfare i bisogni educativi particolari per i disturbi dell'apprendimento quindi nelle classi devi fare la didattica differenziata ma l 'insegnante per fare la didattica differenziata deve abbassare il livello e spesso le famiglie non ci stanno”.

Per portare avanti tutti si sta tutti un po' più indietro? Secondo Cardillo è un dato di fatto, la conseguenza è che i genitori si lamentano perchè non viene svolto in modo adeguato il programma. Su questo punto però la preside del Vento ribalta le premesse: il fatto è, sostiene,  che la scuola sta completamente cambiando, ad esempio non esiste più il “programma” ma ci sono degli obiettivi che bisogna raggiungere. “Se si lavora per competenze non hai bisogno di abbassare o alzare i livelli, ognuno dà quello che può”afferma.

Marco Margrita. Portavoce dell'A.Ge, l'Associazione Italiana genitori e giornalista, amplia il discorso al tema più generale dell'educazione e punta l'attenzione sul processo storico e ideologico che ha portato all'affermarsi dell'idea che non si debba più educare: non è più questione di “come” si educa, sottolinea Margrita, ma del pensare di non dover educare affatto per cui si è passati dal salutare con deferenza l'insegnante che si incontra per strada al tirargli il sasso perchè non gli si riconosce più il ruolo di “ fonte autorevole”.

Ora più che mai servirebbe  ricostruire un'alleanza  educativa che passa attraverso l'identificazione di fonti autorevoli. Già ma nel nostro mondo sempre più digitale sempre più pieno di informazioni vere e false, sempre più denso di input provenienti da ogni dove, quale e chi può essere definita  una fonte autorevole? Prendiamoci un po' di tempo, è una domanda destinata a restare, per ora, senza risposta o con risposte altamente opinabili.

r.g.