Embraco sono i 500 posti di lavoro in bilico nello stabilimento di Riva di Chieri, ma non solo. Sono anche tutti quei lavoratori che all'universo Embraco sono in qualche maniera legati: satelliti che potrebbero vedere le proprie orbite variare ora che l'azienda ha cambiato i suoi piani. “Il pasticcio della Embraco non danneggia solo i lavoratori ma tutto il territorio, perché toglie un altro pezzo di produzione a imprese e lavoratori di un indotto che è ancora importante. E’ evidente la frattura netta fra due modi diversi di fare impresa”, spiega Corrado Alberto, presidente di API Torino, sulla vicenda della Embraco di Riva di Chieri (gruppo Whirpool).
E aggiunge: “Se Embraco sceglie di andare via dall’Italia, lo fa perché oggi nel nostro Paese è difficile fare impresa e perché mancano condizioni adeguate di competitività. Non possiamo nasconderci questa situazione. Noi abbiamo scelto di restare, di non andare via, ma chi rappresenta le PMI private deve porre con decisione questo tema. Oggi in Italia servono serie proposte di politica industriale, che attirino le imprese e non il contrario”.
“La chiusura dello stabilimento Embraco – conclude quindi Alberto - è indicativa di un modo di pensare la produzione industriale avulso dal territorio, dalle sue capacità manifatturiere, dal significato sociale che una manifattura può avere”.