Economia e lavoro - 27 febbraio 2018, 07:00

Nel mondo artigiano cresce l'ottimismo, ma ora pesa l'incognita delle urne

Felici (Confartigianato Piemonte): "Le nostre aziende al centro dell'agenda politica per sostenre crescita e competitività". Crescita in vista per occupazione e investimenti

Dopo i primi mesi del 2018 gli artigiani piemontesi mostrano un certo ottimismo per quanto riguarda il futuro del settore, anche se pesa - come è inevitabile - la chiamata alle urne di domenica prossima, 4 marzo e il relativo esito.

La prima indagine trimestrale congiunturale del 2018 di Confartigianato Piemonte è caratterizzata, complessivamente, dall’ottimismo che le imprese artigiane avevano già manifestato nei sondaggi 2017: saldi ancora più positivi rispetto all’ultimo trimestre 2017 per esempio per quanto riguarda l'occupazione (che sale dal 7,60% al 9,04%): le aziende che hanno intenzione di assumere apprendisti salgono dall’1,46% al 2,57%. Si riconferma l’interesse potenziale degli artigiani ad utilizzare il contratto di apprendistato per accrescere il proprio organico, contribuendo alla costituzione di un ricambio generazionale che possa dare continuità alle piccole imprese.

In miglioramento anche le previsioni di produzione totale, cha salgono dal 12,51% al 13,30%. Pure il saldo dei nuovi ordini è positivo, ma scende dal 7,21% al 4,66%. Le stime di carnet ordini superiore a tre mesi si riducono dal 3,45% al 2,80%. Il saldo dei nuovi ordini per esportazioni scende dal 3,54% allo 0,56%.

Al contrario, le aziende intenzionate ad effettuare investimenti per ampliamenti salgono dal 4,38% al 14,42%. Le stime di investimenti per sostituzioni scendono contestualmente dal 30,50% al 27,43%. Coloro che non prevedono investimenti si riducono dal 43,02% al 37,50%.

“Le imprese artigiane – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – dimostrano, con il loro impegno e la loro volontà di creare ricchezza reale ed occupazione vera, di essere  una delle componeneti essenziali del tessuto produttivo italiano. Tuttavia assistiamo al paradosso per cui l’insieme delle leggi è adatto allo 0,6% dei soggetti economici, mentre le piccole e medie imprese rappresentano il 99,4% della totalità. Le Pmi sono destinatarie di alcune leggi in deroga, come se fossero una minoranza molto piccola, mentre è il contrario. Chiediamo quindi che chi si candida alle imminenti elezioni tenga conto della necessità di ristabilire una corretta prospettiva. Occorre un cambiamento radicale puntando sull’innovazione tecnolgica, sulla diffusione della tecnolgia digitale, sulla maggiore efficienza dell’amministrazione del Paese, sulla riduzione della burocrazia, sulla diminuzione della pressione fiscale e sull’acceso al credito delle Pmi. Bisogna inoltre sostenere crescita e competitività, tutelando la produzione made in Italy di qualità e garantendo uno spazio riservato al lavoro delle micro e piccole imprese”.

Massimiliano Sciullo