Circa 9000 aziende e 40mila addetti in Torino e provincia: bar, ristoranti, mense e tutti i luoghi in cui avviene somministrazione di cibo e bevande. È questa la platea che, a livello locale, sarà interessata dal nuovo contratto nazionale per il settore del pubblico esercizio, firmato nelle scorse settimane e presentato oggi a Torino, presso la sede Ascom, nel contesto di un tour in tutta Italia.
Prima era tutto compreso nel contratto del turismo, che però accomunava realtà molto diverse tra loro, come alberghi e ristorazione. Poi sigle datoriali e sindacati si sono seduti intorno al tavolo e hanno trovato un compromesso. "Per la prima volta in questo Paese esiste un contratto nazionale sulla ristorazione. È un comparto che merita un contratto, per molti aspetti. Arrivato dopo oltre 4 anni e mezzo di trattativa e si è voluto recuperare produttività in un settore in controtendenza rispetto agli anni della crisi".
"Il problema era la marginalità e la produttività: quindi non poco a tutti, ma dove si trovasse uno spazio per aumento salariale (circa 100 euro al mese più due euro di welfare sanitario) andando a limare altri parametri come la soglia di ingresso, gli scatti di anzianità e flessibilità lavorativa in termini di banca ore ed elementi simili", spiega Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Italia.
Il contratto, entrato in vigore a gennaio 2018 e avrà validità fino al 2021. "La speranza è che si possa assumere di più, aumentando al tempo stesso la redditività", conclude Calugi.
"La firma di un contratto è sempre importante - dice Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino - e riguarda una fetta importante del nostro settore. Si è fatto attendere. Per fortuna questo settore è ancora un settore in evoluzione e che dà prospettiva. Speriamo che ci permetta di fare assunzioni e occupazione".