“La vicenda della causa che ha visto contrapporre, al tribunale di Torino, sei rider di Foodora contro l'azienda tedesca prende l'avvio dal momento nel quale i sei sono “disattivati” dalla piattaforma, non hanno più accesso all'app, sono allontanati (non si usa la parola “licenziati”) con un semplice clic”.
Può terminare così una collaborazione ai tempi della gig economy e la storia di quanto accaduto è stata ripercorsa lunedì sera, durante l'ultima puntata di Backstage, dal consigliere regionale di Sel Marco Grimaldi che sulla questione ha anche promosso un'interpellanza parlamentare. I sei fattorini avevano intentato una causa civile contro Foodora contestando l'interruzione improvvisa del rapporto di lavoro, interruzione avvenuta dopo la mobilitazione di due anni fa che gli stessi avevano messo in atto rivendicando il diritto a ricevere un giusto trattamento economico e normativo.
E' una modalità che ci riguarderà in modo sempre più totalizzante? Luca Cassiani, Pd, recentemente subentrato in Consiglio Regionale al posto di Davide Gariglio, eletto a Montecitorio, sottolinea la necessità di prendere atto che il mondo del lavoro è cambiato, non siamo più nel '900: “A Torino negli anno '70 un lavoratore su 12 era alla Fiat. Era una città che viveva di una sola realtà produttiva. Ora non è più così. Non dico che sia bene o male, dico che è diverso. Il tema è il mercato: o lo si accetta o lo si condanna”.
Cristiano Gobbo, consigliere comunale della Lega a Pianezza, esperto di marketing e risorse umane aggiunge un tassello: “Questi lavoretti diventano sempre più un lavoro. C'è poi una discriminazione tra la piccola impresa, che per un dipendente ha tutta una serie di costi, e queste aziende della gig economy. Siamo alle solite: si dice sempre che la piccola e media impresa è l'ossatura dell'economia italiana ma la piccola e media impresa viene sempre penalizzata da una concorrenza sleale. “.
E il sindacato, come si inserisce in questo discorso? Anna Maria D'Angelo , segretaria generale della UilTemp Piemonte non ama i giri di parole: “E' molto difficile dare tutele al mondo del lavoro che cambia, difficoltà che si somma ad una indubbia crisi di rappresentanza”.
Ma 20 anni fa un giovane avrebbe portato pizze per due euro a consegna? “No, torna a ripetere Cassiani, non lo avrebbe fatto perchè c'era la possibilità di trovare altri lavori ben pagati ma ora non possiamo dimenticare che siamo in una crisi mondiale. Anche il sindacato è rimasto forse troppo ancorato ad un mondo in cui il lavoro era a tempo indeterminato, per tutta la vita e sempre lo stesso”. “Il lavoro non si fa con i bonus ma con una grande riforna che abbia il suo perno sulla flat tax, l'abbassamento delle tasse che permette agli imprenditori di avere più soldi da investire e quindi creare lavoro”, puntualizza ancora Gobbo.
C'è poi il tema della tassazione e dell'elusione fiscale permessa ampiamente, secondo Grimaldi, alle aziende che si basano sulle app: “ Si può essere sovranisti o europeisti ma si devono fare leggi nazionali per cui i profitti si paghino nel luogo in cui sono generati. La politica può iniziare a muoversi in ambito nazionale in attesa di regole europee. E se il timore è che queste aziende vadano via dall'Italia, vi dico no, non se ne andranno. Questa vicenda o la interrompiamo qua o sapete che succede? Dopo l'economia dei lavoretti inizia l'economia della promessa, cioè lavorerai gratuitamente”.
Cassiani però è scettico: “Gli Stati europei si fanno concorrenza tra loro e poi c'è la concorrenza con i paesi extra Ue, e poi c'è quella con la Cina. Queste grandi aziende non le fermi con la politica nazionale. Vince il mercato comunque, dazi o non dazi, ed è impossibile imbrigliare aziende che da sole muovono il Pil di una nazione”. “Ma se decide tutto il mercato che ci fa Cassiani in politica?”, entra Grimaldi a gamba tesa che si infervora: “Se pensiamo che non possono essere sconfitti, loro continueranno non solo a vincere ma prenderanno tutto”. Cassiani non si scompone: “Sì, ma non la risolvi intentando una causa davanti al tribunale del del lavoro di Torino”. Grimaldi accusa: “Mi rifiuto di pensare che il mercato abbia vinto fino a a questo punto. Il Pd paga il fatto di aver sposato le teorie liberiste in cui il lavoro non è dignità ma è merce”.
Ancora battibecco Cassiani-Grimaldi: “ Il mondo va veloce, crei le regole per una situazione e ne esce subito un 'altra, dice Cassiani. “Sì, risponde Grimaldi, ma era così anche al tempo della fabbrica fordista , prima non c'erano regole poi i lavoratori si sono organizzati con l'aiuto dei partiti che hanno preteso certe garanzie”. “Ma di quali partiti parliamo, Marco, che non ci sono più i partiti?” ribatte Cassiani che aggiunge:“Non possiamo più permetterci di tornare ad essere un paese di produttori perchè non possiamo permetterci di competere. Grimaldi non si arrende:” La vicenda di Foodora è una piccola lotta di sei lavoratori che parlano anche a tutti noi”.
Abbiamo qualche possibilità di vincere? Nessuno lo sa. Vogliamo iniziare a combattere? Questo dobbiamo deciderlo noi.