L'Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, è stato protagonista questa sera di una veglia di preghiera per il lavoro, aspettando la festa del 1° Maggio, nella parrocchia dell’Ascensione, in via Bonfante a Torino.
Questo il suo intervento: "Il nostro Dio non è un Dio assente, isolato, chiuso nel suo cielo dorato: è un Dio appassionato dell’uomo, che ci accompagna sempre. Certo, se facessimo affidamento solo sulle nostre forze, avremmo ragione a sentirci delusi e sconfitti, perché spesso la legge dei più forte e del potere economico o finanziario sembra prevalere e schiacciarci. La parola di Dio ci offre un messaggio di grande significato per il nostro tempo, in questo periodo in cui le difficoltà economiche e sociali, non quelle macro - nazionali forse - ma certamente quelle del nostro territorio, che stiamo vivendo, con crescenti preoccupazioni sul domani, per diverse imprese e tanti lavoratori”.
“Bisogna affrontare tutti insieme i problemi e trovare soluzioni accettabili. L'intraprendenza degli imprenditori, la qualità professionale e l'esperienza dei lavoratori, il retroterra familiare,sociale e religioso, che fa parte del tessuto quotidiano di tutti i protagonisti del processo economico, l’insegnamento che ci è venuto dalla crisi per un nuovo modello di sviluppo e per nuovi stili di vita, la via ritrovata della solidarietà e della prossimità, concorrono a farci guardare al futuro con speranza. Se poi tutto ciò è sostenuto dalla fede e dalla preghiera, diventa possibile realizzare una ripresa non solo economica, ma anche sociale e spirituale".
"Con la nostra preghiera questa sera intendiamo riaffermare che il Signore non è distante, è vicino, amico, protettore solidale e coinvolto nelle difficoltà di tanti lavoratori che ancora stanno soffrendo a causa di scelte aziendali che paventano massicci licenziamenti o una permanente precarietà del lavoro".
"Questa veglia ci deve, tuttavia, indicare la via da percorrere: dalle situazioni di difficoltà usciremo solo se lo faremo insieme, uniti e solidali. Non possiamo e non dobbiamo lasciare soli e abbandonati al loro destino ingiusto i giovani, per questo faccio un appello al Bene Comune. La mancanza di fraternità tra gli uomini e i popoli produce la corsa sfrenata al possesso e al proprio tornaconto a scapito della giustizia. La società, sempre più globalizzata,ci rende vicini, ma non ci rende fratelli".
Poi Nosiglia prosegue parlando "della redistribuzione del reddito, che faccia ricuperare l’equità,senza la pretesa di livellare il mercato del lavoro e penalizzare le professionalità, le competenze e le responsabilità di ciascuno, perseguendo vie di giustizia commutativa e sociale. Sono tanti oggi i manager e le persone appartenenti a diverse categorie professionali, che guadagnano, in un mese, quello che un lavoratore guadagna in un anno di lavoro. Credo che una migliore perequazione degli stipendi sarebbe un segnale forte di giustizia e di solidarietà, che potrebbe aprire una via benefica per tutti".
"Certo, la via maestra è di non far uscire dal ciclo produttivo le persone o di trovare per loro una alternativa sociale, tale da garantire comunque un lavoro, ad esempio socialmente utile, o altre forme retribuite di servizi o di corsi di riqualificazione professionale promossi dai Comuni, dalle imprese, dagli Enti pubblici del territorio. Perché non è sopportabile la situazione di chi deve, ogni giorno, vivere nel provvisorio,confidando nell’aiuto degli altri e perdendo così quella necessaria autostima, che aiuta a vivere bene, anche se in povertà. Meglio un modesto lavoro che un grande sussidio".
"Sì, cari amici, il lavoro è la prima emergenza del nostro territorio,come era in passato, e lo è non solo sotto il profilo economico e sociale, ma anche morale. La Chiesa, le parrocchie, le associazioni, i movimenti e le realtà caritative debbono essere in prima linea in questo impegno. Animati dalla speranza e dalla fede in Dio, guardiamo al futuro con rinnovata fiducia ed operiamo ogni giorno per trarre da questa certezza di fede il coraggio per affrontare anche le situazioni più complesse e difficili".














