Eventi - 11 maggio 2018, 07:10

#SalTo18, Che mondo sarebbe senza la carta?

Un dibattito che ha coinvolto artisti, musicisti, giornalisti e scrittori, a cura dell’Unione Industriale di Torino e della Federazione Carta e Grafica

Come sarebbe il mondo senza la carta? È un futuro possibile? O continueranno i duemila anni di storia della carta nella nostra vita e nella nostra cultura?

Sono gli interrogativi che sono stati posti, ieri in Sala Rossa, nel corso della prima giornata della 31esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, nell’ambito di un dibattito che ha visto coinvolti gli scrittori Ugo Mauthe e Lorenzo Marini, l’artista Arianna Porcelli Safanov e il cantautore Eugenio Cesaro degli Eugenio in Via Di Gioia.

Interrogati sul tema, e mossi dall’intento di decostruire i luoghi comuni relativi al mondo della carta, questi ultimi hanno, dunque, espresso la propria opinione, alla ricerca di una risposta ai quesiti iniziali.

È emerso, così, che la carta sarebbe “un gigante fragile, con la testa tra le clouds, dove aleggiano gli algoritmi, e i piedi poggiati sulle problematiche reali”, ha commentato Ugo Mauthe. “Non credo che il futuro della carta sia molto ottimistico, tuttavia, anche se il gigante dovesse perdere la sua battaglia, il nativo digitale sarà in grado di offrire qualcosa di diverso, qualcosa in più rispetto a quanto sussiste ora”.

“Quello tra la carta e il digitale è un vero e proprio duello – ha continuato –, ma tre elementi giocano a favore della prima: in primo luogo, il profondo affetto che ci lega a essa, la quale ci appaga con un atteggiamento multisensoriale, in un rapporto d’amore. Se così è, allora non siamo pronti a troncare il rapporto con la carta. Quest’ultima, poi, possiede anche un’efficacia didattica superiore rispetto al digitale: infatti, in chi utilizza il supporto materico, il cervello ragiona meglio e la concentrazione aumenta notevolmente. Infine, emblema del potere della carta è il successo della cartoleria di lusso, promotrice di esperienza vissuta”, ha concluso lo scrittore.

Un pensiero simile è stato esposto anche da Lorenzo Marini, il quale ha affermato che “ci rendiamo conto dell’essenza di ciò che amiamo solo quando non lo possediamo più. E, da questo punto di vista, il mondo è come un pendolo: ciò che sparisce, è destinato a tornare”. Ricordando, però, che “ogni lettera è un segno grafico indipendente, possiede una propria personalità e possiede una storia da raccontarci, attraverso le percezioni che a essa sono legate”.

Senza la carta, ancora, si assisterebbe, secondo l’ironia amara dell’artista Arianna Porcelli Safanov, “all’estinzione di tre categorie di soggetti: le pecore, perché, senza di essa, si utilizzerebbe la pelle degli animali; i ‘fricchettoni’, a causa del loro utilizzo della canapa; e, infine, le banche, perché, altrimenti, i soldi non sarebbero più stampati”.

La carta, quindi, risulta essere ancora fondamentale, come ha sottolineato il cantautore Eugenio Cesaro, del gruppo torinese Eugenio in Via Di Gioia, e andrebbe “analizzata sotto due aspetti: da un lato, quello della comunicazione, perché utilizzare la carta arreca con sé un valore aggiunto, quello del contesto; dall’altro, quello della sopravvivenza, dal momento che il suo utilizzo è essenziale per la gestione di attività quotidiane. Senza la carta, l’uomo sopravvivrebbe 24 ore, come una storia di Instagram”.

Roberta Scalise