Eventi - 12 maggio 2018, 18:46

SalTo18, Roberto Saviano e Alessandro Cattelan: dal reale al seriale

Lo scrittore in dialogo con il presentatore Sky per fare il punto della situazione sul mondo narrativo che ha costruito sulla pagina e continua a sviluppare sullo schermo

"Sono figlio unico e la televisione è stata la mia compagna per tutto il corso della mia giovane età: assorbivo tutto ciò che ne derivava e, in quegli anni, ho iniziato ad apprezzarne le storie, pur nella loro semplicità. Un immaginario affascinante, trenta minuti di azioni che stimolavano la creatività: il mio pane formativo"."

Con queste parole, il presentatore Sky Alessandro Cattelan, nel corso della terza giornata del Salone Internazionale del Libro, ha introdotto l'incontro con Roberto Saviano, incentrato sul rapporto tra letteratura, realtà e serie TV, con l'obiettivo di indagarne la storia e le sfumature.

"Le serie degli anni '80 con cui siamo cresciuti - ha continuato Saviano - avevano sempre uno sfondo moralistico e pedagogico. Raccontare serie significa raccontare la nostra realtà: entrano nelle nostre case e diventano la nostra vita, nei momenti quotidiani utilizzati per distrarsi".

"Le serie TV, quindi, avevano lo scopo di intrattenere i loro fruitori, negli orari adibiti. Un modello che, però, ben presto va in crisi, perché poco autentico: il pubblico ha iniziato a esigere sullo schermo la propria quotidianità, il mondo esterno".

Tuttavia, "l'intrattenimento è una parte della fruizione, anche a livello accademico: per esempio, un saggio deve essere leggibile e provocare piacere nel corso della sua lettura".

"Esso, quindi, deve nutrire il pubblico, che dalle serie deve anche imparare", ha aggiunto lo scrittore.

Ancora, "nelle serie TV ognuno ha il proprio film, si immedesima nei personaggi e reagisce con loro", ha precisato il presentatore Sky.

E a proposito di Gomorra, Saviano ha ricordato i punti di forza causa del successo strepitoso e internazionale della serie: in primo luogo, "il racconto, quasi documentaristico, del denaro", e, in seguito, "l'assenza di bene, che costringe lo spettatore a mettersi nei panni degli agenti del male".

"Amore, empatia, odio irrazionale: nella serie è espresso il nostro mondo con una struttura dalla sintassi prettamente italiana. Non esisteva qualcosa di simile, e il risultato è un prodotto che non può essere trovato altrove".

"Le serie TV devono raccontare la realtà, ciò che non si ha più il tempo di ricordare o imparare", ha, poi, concluso Saviano.

Roberta Scalise